Siamo seriamente preoccupati per la frettolosa riorganizzazione delle politiche attive con la conseguente soppressione dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive e del Lavoro (ANPAL).
La principale preoccupazione nasce dalla considerazione che questa operazione viene fatta a ridosso della chiusura della programmazione dei fondi comunitari 2014-2020 e all’inizio della programmazione del 2021-2027.
C’è poi il tema, tutt’altro che secondario, dei possibili riflessi che tali scelte avranno sul personale di provenienza dal comparto ricerca, con la conseguente tutela dei diritti contrattuali e retributivi.
È mancato un confronto vero su tempi, sulle modalità e sulle soluzioni per le due principali criticità. Ricordiamo che gli ultimi dati della rendicontazione alla Commissione Europea dei programmi gestiti direttamente da ANPAL (Sistemi Politiche Attive e Occupazione – PON SPAO e Iniziativa Occupazione Giovanile – PON IOG) non sono certamente rassicuranti. Infatti, al 31 dicembre dello scorso anno (ultimi dati disponibili), erano stati rendicontati alla Commissione Europea, su un totale di 10,7 miliardi di euro, soltanto 2,8 miliardi di euro (il 26,2% del totale).
Ciò significa che, entro la fine dell’anno, dobbiamo rendicontare ancora 8 miliardi di euro per non restituire a Bruxelles queste importanti e vitali risorse per il lavoro di giovani donne e disoccupati. Ed anche un solo euro restituito a Bruxelles sarebbe un vero peccato.
Senza considerare che ANPAL ricopre il ruolo di capofila del Fondo Sociale Europeo, con il compito di coordinare anche le azioni dei programmi a gestione regionale.