Un macchinario in un frantoio ha amputato un braccio a una lavoratrice.
Ci vuole stomaco a descrivere una cosa simile come “incidente sul lavoro”: quella donna, fortunatamente, è ancora viva ma la sua vita è segnata per sempre.
Le autorità competenti faranno tutte le indagini del caso e accerteranno le responsabilità ma noi, come UIL, pensiamo che non possiamo, non vogliamo essere una società dove una persona possa perdere un arto sul posto di lavoro “per un incidente”.
INAIL ha pubblicato i dati relativi all’intera annualità 2022. Rispetto al 2021, le denunce di infortunio sul lavoro sono aumentate del 25,7 per cento, arrivando a un totale di 697.773. Crescono anche rispetto al 2019 anno pre-pandemia.
Crescono le malattie professionali, crescono in modo impressionante gli infortuni per i giovani fino a 40 anni.
Cifre impressionanti e vergognose, indegne di un Paese civile. Noi, con la nostra campagna Zero morti sul lavoro, vogliamo lottare perché sia assicurata la prevenzione e la legalità, in ogni posto di lavoro.
Perché nessun infortunio possa essere mai considerato “ordinaria amministrazione”, perché a ogni persona e alla sua salute venga riconosciuta la sacralità che le è propria.