Tra gennaio e marzo di quest’anno lei ha tenuto una serie di videoconferenze incontrando i quadri territoriali della Uilpa di tutt’Italia. Una vera e propria maratona che immagino l’abbia impegnata parecchio. Per quali motivi ha preso questa iniziativa?
A causa della pandemia da parecchio tempo è molto difficile, e spesso impossibile, allestire incontri faccia a faccia. Per chi svolge l’attività sindacale è un grosso problema perché viene meno, o si riduce enormemente, il dialogo e il confronto fra le diverse strutture che compongono la nostra organizzazione. Oggettivamente la pandemia ha allontanato i lavoratori dal sindacato. Purtroppo da circa un anno non è possibile incontrarsi sui luoghi di lavoro, fare riunioni, né assemblee in presenza e quant’altro è necessario alla vita del sindacato.
Data la situazione, e dato che non possiamo ridurre a un lumicino la comunicazione sia al nostro interno sia coi lavoratori, come Segreteria nazionale abbiamo deciso di recuperare il rapporto con i nostri quadri territoriali e regionali attraverso gli strumenti che la tecnologia oggi ci offre, ossia le videoconferenze. Abbiamo così effettuato sei incontri. In ognuno dei quali sono state raggruppate diverse regioni sino a coprire tutto il territorio nazionale. Incontri che hanno visto la presenza di circa 300 delegati. Un risultato molto incoraggiante. Tanto più che la partecipazione non è stata affatto rituale ma molto, molto sentita. Cosa che, debbo dirle, mi ha fatto un gran piacere, e non solo come Segretario generale della Uilpa.
“Abbiamo organizzato sei incontri interregionali in videoconferenza a cui hanno partecipato 300 quadri territoriali.”
Quali sono stati i temi principali che lei ha posto all’attenzione dei quadri dirigenti territoriali durante questi incontri?
Prima di tutto abbiamo fatto il punto della situazione sull’attività sindacale in un momento difficile come questo e, come potrà immaginare, i problemi non sono pochi. Poi abbiamo cominciato ad affrontare la piattaforma programmatica della Segretaria nazionale, a partire dal riconoscimento della professionalità e dell’importanza del pubblico dipendente così come da dicembre scorso abbiamo evidenziato nei nostri comunicati stampa e in una lettera aperta al direttore del Sole 24 Ore. Abbiamo ricentrato quella che deve essere a nostro avviso la linea di condotta dell’organizzazione sindacale per recuperare spazi contrattuali: dal contratto dal collettivo nazionale di lavoro al punto finale che abbiamo messo rispetto a diverse amenità apparse sulla stampa sui presunti aumenti in busta paga dei dipendenti pubblici. Altri temi importanti affrontati durante i nostri incontri sono stati il dialogo che si è finalmente aperto con il governo per avviare il confronto sul contratto, il nuovo ordinamento professionale, il rinnovo generazionale della pubblica amministrazione tramite un robusto programma di nuove assunzioni.
Fra i temi da lei proposti quali sono quelli che hanno suscitato maggiore interesse fra i quadri territoriali?
La mancanza di personale è tema sentito in maniera molto forte in pressoché tutte le amministrazioni. Tra i nostri quadri è diffusa la consapevolezza che la soluzione di questa criticità è strategica. Tutto il resto o quasi viene dopo. Qui c’è il serio rischio che interi settori della macchina statale restino fermi. Non siano cioè in grado né di operare in maniera conforme alla propria missione istituzionale né, addirittura, di erogare i servizi all’utenza. Su questi argomenti abbiamo potuto fare un importante punto della situazione e ho potuto toccare con mano che la linea della Segreteria nazionale corrisponde ai bisogni espressi dal territorio.
Di seguito, l’altro tema è stato quello del rinnovo contrattuale. Cosa ovvia perché costituisce il pane di ogni sindacalista e permette di riavvicinare la rappresentanza con i rappresentati, ossia i lavoratori. Parliamo di un rapporto che è assolutamente decisivo e senza il quale il sindacato non ha ragione di esistere. Un altro argomento su cui si è molto discusso è stato quello del nuovo ordinamento professionale. Strumento che permette di collocare i dipendenti nelle giuste caselle in virtù della professionalità acquisita durante gli anni e anche a sanatoria di un problema endemico nella pubblica amministrazione, quello del mansioniamo.
“La linea della Segreteria nazionale corrisponde ai bisogni espressi dal territorio”.
È di questi giorni la notizia che il Ministero della funzione pubblica procederà a nuove assunzioni tramite percorsi dalle procedure molto rapide.
Era ora. Da tempo insistevamo su modalità d’assunzione del personale sganciate dal blocco del turn-over previsto dalle precedenti leggi finanziarie per contenere la spesa pubblica. Il punto è che la velocità con la quale le amministrazioni statali cambiano non è al passo con procedure d’assunzione vecchie, stantie ed elefantiache. Tenga presente che se in un ministero viene bandito un concorso oggi, il vincitore, se tutto va bene, inizia a lavorare dopo tre anni.
Sul problema delle procedure concorsuali abbiamo ricevuto molte sollecitazioni provenienti, per esempio, dall’Agenzia delle entrate, delle Dogane e monopoli e dall’Inps. In virtù della loro autonomia questi enti hanno avviato procedure selettive che consentono di avere il dipendente in servizio in 12 mesi, peraltro già formato e integrato all’interno della struttura. I dirigenti di questi enti chiedono di essere svincolati dalle norme imposte dalle funzioni centrali e di essere inseriti in sezioni speciali perché la loro autonomia consente di avere linfa vitale per mandare avanti i servizi all’utenza. Consideri poi che per diventare un buon funzionario pubblico occorrono 4-5 anni. Occorre tempo perché si entra a far parte di strutture complesse, in continuo mutamento, con un mare magnum di norme che vanno apprese e sapute applicare in modo da facilitare la vita dei cittadini e delle imprese.
Il Ministro della funzione pubblica è stato molto concreto. Per esempio, ha parlato di 2.800 funzionari da inserire velocemente nelle pubbliche amministrazioni del Meridione.
Ovviamente siamo favorevoli. Ma ci piacerebbe capire se questa iniziativa sarà concordata con le organizzazioni sindacali e se alla fine si arriverà a un’unica modalità d’assunzione del personale che valga per tutte le amministrazioni. Altrimenti il rischio è quello di trovarci in una situazione a macchia di leopardo. E cioè che in un ente si reclutino dipendenti in maniera veloce e in un altro invece ritrovarsi con una norma che lo impedisce. La pubblica amministrazione è un sistema. Se in un punto c’è un collo di bottiglia è tutto il sistema a risentirne e ci ritroveremmo al punto di partenza. Questo è il motivo per il quale noi diciamo che si devono contrattare in maniera adeguata i fabbisogni di personale di ogni singolo ente e, ribadisco, arrivare in tempi rapidi a un’unica modalità d’assunzione.
Cosa si attende la categoria questo nuovo corso del governo?
Quello che ho potuto registrare nell’ascoltare i delegati territoriali e regionali è la chiara percezione che il Patto per l’innovazione e a coesione sociale contiene indicazioni molto chiare rispetto al futuro della pubblica amministrazione. Le parole del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e del Ministro della Funzione pubblica suggeriscono la necessità di concordare il rinnovamento della macchina amministrativa dello Stato con le organizzazioni sindacali per facilitare la ripresa economica del Paese e la soluzione dei gravi problemi sociali prodotti o acuiti dalla pandemia. Ripartire dalla pubblica amministrazione vuol dire far ripartite una storia che si era fermata nel 2009 per effetto di leggi sbagliate sostenute da teorie neoliberiste assolutamente incapaci a migliorare i servizi pubblici in termini di efficacia e efficienza.
“Il Patto per l’innovazione e a coesione sociale contiene indicazioni molto chiare rispetto al futuro della pubblica amministrazione.”
Quali sono state le richieste che le strutture territoriali vorrebbero portare all’attenzione dei propri interlocutori istituzionali?
Le richieste specifiche riguardano la salute del personale, la sicurezza dei luoghi di lavoro, specie di questi tempi, e maggiori margini di contrattazione rispetto a una dirigenza che spesso interpreta in maniera rigidamente burocratica le norme o, peggio ancora, tende a penalizzare i dipendenti anziché valorizzarli. In una parola, c’è bisogno di più sindacato e chi si trova in prima linea sul territorio ha bisogno di una presenza costante del centro perché in questo modo riesce a essere sempre aggiornato su ciò che cambia e sugli strumenti da adottare in modo da essere più autorevoli nei confronti dell’amministrazione e più efficaci nella tutela dei colleghi.
Lei è stato Segretario nazionale vicario della Uilpa dal giugno del 2015 al dicembre 2020, prima dell’elezione a Segretario generale. Dunque conosce molto bene la sua organizzazione. Da questi incontri col territorio che idea si è fatto sullo stato del sindacato nel comparto Funzioni Centrali?
Che c’è bisogno di un contatto diretto e continuo con tutte le strutture territoriali. Se c’è una cosa che il sindacato non può permettersi di fare è di trascurare il rapporto quotidiano con i luoghi di lavoro. Arrivo a dire che nella disgrazia della pandemia l’uso intensivo delle videoconferenze è stato utile per mantenere un dialogo costante. Per il futuro l’idea è quella di allargare il più possibile questa modalità di interazione. Questo ci permetterà di avere una relazione quotidiana con centinaia di lavoratori. Lei penserà: allora voi sindacalisti starete tutto il giorno davanti allo schermo. No. Non servono ore di discussione. Bastano pochi minuti di aggiornamento sulle situazioni e il dialogo si mantiene sempre vivo. Dialogo da remoto, ma pur sempre un dialogo.
Le videoconferenze e gli altri strumenti che oggi possiamo utilizzare grazie alla tecnologia digitale, contribuiscono potentemente a eliminare tutte quelle interruzioni, intervalli e talvolta anche alibi che impediscono il passaggio di informazioni tra il centro e la periferia. Spesso il sindacato è stato criticato proprio per questo motivo. Ossia per la sua assenza o una presenza troppo intermittente. Non sarà più così. Se non potremo esserci personalmente lo saremo virtualmente. La parola d’ordine della Uilpa sarà: saremo costantemente presenti sui posti di lavoro.
La Uilpa è sufficientemente organizzata per garantire questa presenza?
Noi abbiamo rilanciato la comunicazione in maniera molto efficace. Posso dire che da tre mesi a questa parte i ritorni che abbiamo sono estremamente positivi. Non solo dai quadri, ma anche dagli iscritti al sindacato è molto apprezzata la nostra presenza sui social network con cui ogni giorno informiamo di quello che accade nel mondo del pubblico impiego di nostra pertinenza. Per qualcuno non ci sarà più l’alibi per poter dire che non ha agito perché non aveva l’informazione aggiornata.
Stiamo ancora ultimando di allestire una macchina comunicativa, indubbiamente di piccole dimensioni, ma che già si è distinta per qualità e efficacia. E allora, il combinato disposto tra le informazioni che arrivano puntualmente e il sistema delle videoconferenze con le quali discutere queste informazioni credo permetterà ai dirigenti della Uilpa di accrescere la loro capacità di essere sui posti di lavoro col massimo grado di preparazione.
Per ultimo vorrei aggiungere che noi abbiamo due fortune: la prima, quella di essere organizzati con coordinamenti e strutture territoriali; la seconda, di avere il Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, con la delega al pubblico impiego. Grazie a tutto ciò riusciamo a sviluppare le tematiche di questo comparto dalla Confederazione al più lontano luogo di lavoro e viceversa. Per noi si tratta di un fatto estremamente positivo.
“In futuro allargheremo le modalità di interazione in videoconferenza con quadri e dirigenti.”
La Uilpa è un sindacato molto articolato al proprio interno. Insieme ai lavoratori dei ministeri tutela infatti anche quelli di un gran numero di agenzie e enti pubblici. Come riesce a tenere insieme un aggregato così frammentario di amministrazioni?
Perché ho una straordinaria Segreteria nazionale che è organizzata appositamente per affrontare le specificità di ogni ente. Ogni Segretario nazionale ha deleghe e competenze peculiari che gli permettono di rispondere ai quesiti sollevati. Si tratta di otto segretari nazionali che coprono il complesso mondo delle funzioni centrali e posso dire che sono le persone giuste al posto giusto. Le faccio un esempio: la delega all’interno ce l’ha un segretario nazionale che viene dal Ministero dell’Interno. Quindi ognuno ha un campo d’azione in cui muoversi in virtù della sua esperienza professionale e sindacale maturata nel corso degli anni. Peraltro è una Segreteria che rappresenta plasticamente il vecchio e il nuovo. Ci sono anziani come me e per fortuna dirigenti che hanno ancora molti anni d’attività davanti a loro. Insomma, abbiamo fatto una bella sintesi tra il vecchio e il nuovo.
Coordinamenti nazionali e territorio: un antico dualismo all’interno della Uilpa ancora oggi presente. C’è bisogno di un tagliando all’attuale assetto organizzativo della categoria?
Guardi, in termini di rapporto con gli iscritti tutto può essere migliorabile. Anche perché oggi ogni cosa cambia in tempi molto rapidi. Consideri che fino a cinque anni fa di digitalizzazione – intendo dire, quella vera, quella che trasforma i processi produttivi alla radice – si parlava solo nei convegni. Oggi è all’ordine del giorno sul piano operativo. Per rispondere alla sua domanda mi lasci dire che la Uilpa rappresenta nella maniera più corretta il settore delle Funzioni centrali perché noi siamo articolati sul calco di quegli enti. I quali hanno amministrazioni centrali e delegazioni periferiche. E non a caso noi siamo articolati in Coordinamenti nazionali e strutture territoriali. I coordinamenti si occupano delle attività dei ministeri, delle agenzie e degli altri enti, mentre le strutture territoriali sono quelle che applicano gli accordi nazionali. Ecco perché noi diciamo che ci deve essere una contrattazione nazionale, ma è altrettanto importante una contrattazione decentrata in virtù delle peculiarità locali che riesca a sviluppare una negoziazione vera, corrispondente ai bisogni di quel territorio. Mi sento perciò di poter dire che la nostra strutturazione è in questo momento la più azzeccata.
In questa prima fase del suo mandato lei si è caratterizzato per un intenso attivismo. Alcune sue prese di posizione hanno segnato una netta discontinuità rispetto al passato e in diverse occasioni sono state riprese dai mezzi di informazione. Questa linea com’è vissuta all’interno della categoria?
Lo dico con una punta d’orgoglio: è esattamente quello che volevano i lavoratori. I quali aspirano ad avere un sindacato senza peli sulla lingua. Un sindacato in grado di scontrarsi con chi offende la loro dignità di dipendenti pubblici con campagne denigratorie e una retorica di basso profilo. Attività a cui si dedicano personaggi che la pubblica amministrazione non la conoscono affatto. Ecco, credo che dopo tanti anni di diffamazione i lavoratori abbiano davvero l’esigenza di un sindacato non solo dalla loro parte ma anche in grado di affrontare i detrattori a viso aperto, senza paura. D’altra parte noi abbiamo sempre dichiarato la nostra disponibilità al confronto con chi critica gli statali. Ma mi permetta di dire che chi lancia certe accuse dovrebbe anche avere il coraggio di affrontare un contraddittorio, magari con un giornalista che faccia da mediatore e soprattutto che non sia di parte, cioè ostile ai lavoratori e ai sindacati. Troppo facile dire che i dipendenti pubblici sono fannulloni senza dati alla mano. Noi li abbiamo, come peraltro può averli chiunque, e dimostrano l’esatto contrario. Così come è facile dire che gli statali sono degli eroi e poi non rinnovargli il contratto sostenendo che non ci sono le risorse. Questo non è serio. E siamo davvero stanchi di tanti presunti esperti che non sono seri.
Segretario, ci dica la verità: come è stata accolta dalla categoria la metamorfosi dal Brunetta furioso al Brunetta pacioso? I quadri territoriali hanno manifestato perplessità, scetticismo?
Noi siamo un’organizzazione laica e riformista. E quando è capitato di parlare di questo argomento con i delegati del territorio che ho incontrario in videoconferenza ho citato un padre della nostra Costituzione e un grande socialista: Pietro Nenni. Il quale diceva che solo i morti e gli imbecilli non cambiano mai idea. Credo sia una caratteristica delle persone che ragionano con la propria testa individuare quali sono le cose migliori nelle condizioni date. Ecco perché spesso sostengo che anche l’ultimo rinnovo contrattuale, quello del 2016-2018, sicuramente non è stato il miglior contratto di tutti i tempi, ma era il miglior contratto in quella situazione. Dunque, una delle caratteristiche delle persone intelligenti è quella di saper adattare al meglio le condizioni alle situazioni. Che oggi la politica abbia compreso che ci troviamo in una situazione eccezionale a cui si deve rispondere in maniera eccezionale a noi non può che fare piacere. Poi, se il Ministro si chiama Brunetta o in un’altra maniera l’importante è che arrivino risultati veri, concreti. Noi ci confrontiamo sui fatti, non sui pregiudizi. Siamo gente pratica. A noi non interessa chi rappresenta l’amministrazione o il governo. A noi interessa avere un contratto ben fatto e un buon ordinamento professionale.
A cura dell’Ufficio comunicazione Uilpa
Roma, 28 marzo 2021