Nel pomeriggio di ieri si è tenuto un incontro con l’Amministrazione per discutere del contenuto dell’articolo 3 del DL 145/2023, in materia di aumento dell’indennità di vacanza contrattuale come anticipo del rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ben 2 anni, e il cui stanziamento si prospetta ben al di sotto della perdita del potere d’acquisto degli stipendi. Il Governo, infatti, a fronte di un’inflazione relativa al triennio contrattuale 2022/2024 di circa il 18% stanzia un misero 6%, assolutamente inadeguato al costo reale della vita.
L’obiettivo della riunione consisteva unicamente nel concordare le modalità attuative dell’art.3 e cioè la possibilità, per alcune amministrazioni, di poter anticipare in un’unica soluzione, nel mese di dicembre, l’indennità di vacanza contrattuale prevista per il 2024 oppure ripartirla mensilmente, per 13 mensilità, a partire da gennaio 2024. Parliamo di cifre che vanno circa dai 650 ai 1050 lordi, a seconda dell’inquadramento, nel caso della soluzione unica a dicembre o dai circa 55 agli 80 nel caso della ripartizione mensile. Cifre che comunque, andrebbero restituite in quota parte in caso di pensionamento nel corso del prossimo anno laddove erogate anticipatamente.
L’anticipazione in un’unica soluzione a dicembre, a fronte peraltro degli ultimi 3 mesi dell’anno che vedranno buste paga più pesanti per effetto del pagamento del sistema premiante/incentivante, del saldo di residui economici degli anni precedenti e della tredicesima e senza dimenticare gli effetti del conguaglio di fine anno, esporrebbe i lavoratori e le lavoratrici al rischio dell’aumento dell’imponibile e delle aliquote fiscali vanificando, in tal caso, gli effetti dell’anticipo. Non solo. Da gennaio 2024 le buste paga diminuirebbero di circa 25 – 35 euro mensili rispetto al 2023 per effetto dell’eliminazione dell’una tantum dell’1,5 % percepita nel 2023.
Per questo noi e la maggioranza del tavolo sindacale abbiamo concordato sull’erogazione mensile degli importi permettendo così di mantenere perlomeno inalterata la retribuzione dei colleghi da gennaio 2024. Consci del fatto che ieri si è consumata una discussione su uno dei provvedimenti che mira esclusivamente ad allontanare i rinnovi contrattuali indebolendo la contrattazione e, di conseguenza i diritti dei dipendenti pubblici, non possiamo e non potevamo prestarci a questi pericolosi teatrini pre-elettorali: non è questa la modalità di affrontare le difficoltà economiche delle lavoratrici e dei lavoratori di questo paese, che avrebbero bisogno di un contratto con incrementi stipendiali seri e soprattutto dignitosi.
A chi ieri si è innalzato a paladino della difesa del potere d’acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici suggeriamo, la prossima volta, di farlo sul tavolo giusto – ovvero quello governativo, dove le risorse vengono stanziate – e non al tavolo dove si cerca di mitigare gli effetti di provvedimenti sbagliati e dannosi. Sul primo tavolo c’è la sostanza, sul secondo la facciata retorica di chi tenta maldestramente di coprire l’immobilismo politico cercando di dirottare sui tavoli aziendali quell’incapacità, o peggio quella mancata volontà, di difendere nei luoghi opportuni i diritti e i salari delle lavoratrici e dei lavoratori.
FP CGIL FLC CGIL UILPA UIL RUA USB PI
Mercanti Rey Paglia Di Luigi Mencarelli