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Udine. Fear East Film Festival

Atteso a Udine dal 24 aprile al 2 maggio, nel quartier generale storico del Teatro Nuovo e negli spazi del
Visionario, il Far East Film Festival 26 darà vita a una full immersion lunga 9 giorni (proiezioni dalla mattina alla
sera, talk, rassegna stampa live quotidiana, dive e divi che sfilano sul red carpet, senza ovviamente dimenticare
gli itinerari industry di Focus Asia, gli itinerari giornalistici di Bambù, gli itinerari didattici del FEFF Campus) e
colorerà d’Asia il cuore della città (sono oltre 100 gli eventi tematici in programma). Quest’anno la community fareastiana potrà ammirare 75 film (48 in concorso, 27 fuori concorso) provenienti da 12 paesi.

 

Più esattamente, 11 world premiere (incluse quelle dei classici restaurati), 21 anteprime internazionali, 23 anteprime europee e 17 anteprime italiane. Sul fronte degli accrediti, restando in tema di numeri, è stata registrata una crescita del 24% rispetto al 2023: la cifra complessiva, al momento, è di 1228 unità.

 

Oltre 250, infine, sono le richieste ricevute dagli studenti di cinema provenienti dalle Università di mezzo mondo (si spazia dall’Italia al Regno Unito, dall’Austria alla Slovacchia, passando per Singapore e l’Ungheria), a dimostrazione di quanto sia alta la soglia di attenzione anche da parte dei fareastiani più giovani.

 

Il desiderio (ma anche la curiosità, la necessità, l’obiettivo) di cercare nuove narrazioni e nuovi narratori è il cuore pulsante del FEFF. Non solo della ventiseiesima edizione, dove saranno testimoniati gli orizzonti attuali del cinema asiatico e, ancora una volta, ne saranno testimoniati i cambiamenti, ma del FEFF nella sua interezza. Uno sguardo spalancato sull’Estremo Oriente che, dal 1999, si misura con i fronti della diversità e della distanza, oltrepassandoli, e con tutte le declinazioni dell’aggettivo “inspiring”, non smettendo mai di approfondirle.

 

Se, lo scorso anno, il festival ha documentato le conseguenze culturali e commerciali post-pandemiche, disegnando una mappa che toccava 14 paesi dell’Asia, quest’anno documenterà i segnali di un’industria generalmente in ripresa, in movimento, animata da espressioni artistiche e da artisti che spesso rappresentano (e simboleggiano) una cesura tra “prima” e “dopo”. Molti giovani registi, per esempio, stanno portando nelle sale una nuova poetica, una nuova visione, raccontando storie locali capaci di parlare a un pubblico globale.

 

Informazioni:

https://www.fareastfilm.com/area-stampa/

 

 

 

 

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