Le sentenze si rispettano. Sempre e comunque. Su questo non vi sono dubbi. Ma quando si attuano? A volte non subito. È quanto sta accadendo con la pronuncia della Consulta sul trattamento di fine servizio del personale pubblico: quasi un anno fa, infatti, la Corte Costituzionale ha stabilito definitivamente, dopo espressioni alterne, che il Trattamento di fine servizio potrà essere assegnato anche ai dipendenti statali immediatamente dopo la fine della loro carriera lavorativa, quindi senza attendere, come avviene ora, anche tre o addirittura quattro anni per vederselo accreditato pure a rate.
La Corte Costituzionale, del resto, ha messo nero su bianco i motivi della illegittimità del pagamento tardivo. Come pure indicato, se vogliamo, nell’articolo 646 del codice di procedura penale che spiega quando si sconfina nel reato di appropriazione indebita: “Commette il delitto di appropriazione indebita chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso”, si legge nel codice di procedura penale.
Solo che “a distanza di otto mesi dal pronunciamento della Corte costituzionale che dichiarava anticostituzionale il differimento e la rateizzazione del Tfr e del Tfs dei dipendenti pubblici”, nulla è dato sapere.
In una nota congiunta, il segretario generale della Uil Fpl Domenico Proietti, il segretario generale della Uil Scuola-Rua Giuseppe D’Aprile, e il segretario generale della Uilpa Sandro reputano “molto grave che il governo non abbia ancora dato attuazione alla sentenza”.
“Le categorie del settore pubblico della Uil hanno da subito chiesto la rimozione immediata di questo vulnus, che rappresenta una grave penalizzazione per le lavoratrici e i lavoratori pubblici e una vera e propria appropriazione indebita da parte dello Stato“.
I sindacalisti, quindi, tornano “a chiedere alle istituzioni che vengano definite al più presto le modalità per restituire il maltolto a milioni di lavoratori pubblici”.
Nei giorni passati, è iniziato in commissione Lavoro alla Camera l’iter della proposta di legge a prima firma M5s per ridurre a massimo tre mesi i termini per la liquidazione del Trattamento di fine servizio dei dipendenti dello Stato.