I sistemi di monitoraggio possono davvero migliorare la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro?
Negli ultimi anni sono molti i passi in avanti che sono stati fatti nel migliorare la salute e la sicurezza sui posti di lavoro supportati dai progressi della tecnologia e del digitale. Eppure, forse il più grande impatto che digitale e tecnologia possono avere deve essere rintracciato nel modo in cui possono rivoluzionare il coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori con gli ambienti di lavoro e le proprie mansioni. Ma andiamo con ordine.
L’era dei dati
Smartphone, smartwatch, smartglasses: tecnologie indossabili di ogni tipo ci hanno catapultato ormai da tempo nell’era del monitoraggio dei dati. Attraverso le intelligenze artificiali e i sistemi di archiviazione nei cloud, i big data ci permettono di avere una visione sempre più chiara di ciò che ci circonda. È sicuramente vero che non sempre vengono usati per il fine giusto; ma, per contro, senza questa enorme mole di dati di cui oggi disponiamo non riusciremmo ad avere lo stesso livello di progresso e innovazione, anche per quanto riguarda la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Tipi di rischi sul lavoro e monitoraggio
Ogni posto di lavoro ha i suoi pericoli, alcuni più evidenti altri meno. Non a caso il Documento di valutazione dei rischi (DVR) è uno step fondamentale – nel quale intervengono il datore di lavoro, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e, se previsto per legge, il Medico del lavoro, dopo aver richiesto il parere del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) – per raggiungere l’effettiva sicurezza sul lavoro.
Rischi che, tuttavia, possono avere varia natura: fisici, ergonomici, chimici, psicologici, legati alla movimentazione e/o alla strumentazione in dotazione sui luoghi di lavoro. Riuscire a identificarli correttamente è il primo passo necessario per poter studiare soluzioni efficaci volte a salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro.
Le tecnologie di monitoraggio
Grazie ai sensori di cui dispongono (per esempio biosegnali, rilevamento visivo o acustico, etc), le tecnologie di monitoraggio permettono di tenere sott’occhio il progresso o la qualità di qualcosa, come possono essere lo stile di vita, la salute fino anche ai comportamenti che potrebbero metterci a rischio sui posti di lavoro.
– Proattive, permettono da un lato di fornire un’adeguata formazione ai lavoratori, dall’altro di identificare in anticipo i rischi e prevenire i danni. Nel caso della formazione è chiaro che per poter funzionare correttamente debba essere mirata sulle specifiche esigenze del personale. Sulla raccolta dati, invece, il processo di prevenzione sarà tanto più efficace ed efficiente tanto più i dati raccolti saranno accurati e completi.
– Reattive, utili a posteriori in due modi: permetto, infatti, di minimizzare l’impatto del danno sulla salute della persona coinvolta e raccogliere informazioni sulle dinamiche dell’accaduto che verranno successivamente messe a sistema di modo da evitare che si possa verificare lo stesso tipo di incidente.
Una nuova “normalità” genera nuovi problemi e sfide
Non c’è ombra di dubbio che i sistemi di monitoraggio possano aiutare nella gestione del ventaglio di problematiche legate alla sicurezza sul lavoro. Tuttavia, con nuove normalità nascono altresì nuovi rischi e sfide legate al progresso tecnologico o alla maturità degli strumenti digitali di riferimento. Primo tra tutti le difficoltà che possono sussistere nell’applicazione delle tecnologie in rapporto agli specifici ambiti lavorativi e mansioni. Al cambiare delle tecnologie o dei loro utilizzi, lavoratrici e lavoratori devono anzitutto essere adeguatamente formati permettendo loro di diventare consapevoli dei limiti e dei benefici dei nuovi sistemi acquisendo così familiarità con gli stessi. Occorre anche continuare ad investire nella ricerca di modo da valutare e migliorare sempre più le tecnologie stesse.
Parlando di tecnologie di monitoraggio bisogna prestare particolare attenzione anche a tutto ciò che concerne la cosiddetta ecologia dell’informazione: i dati devono essere raccolti, memorizzati, condivisi e analizzati con degli scopi precisi, senza abusi e garantendo meccanismi di privacy e sicurezza identificando chi ne sarà responsabile. A ciò, infine, si aggiunge il problema legislativo. Servono leggi efficaci e standard chiari di modo da permettere l’innovazione e testare le nuove soluzioni nel rispetto delle esigenze e della sicurezza della forza lavoro.
La ricetta giusta: persone, non solo tecnologie
Non basta prestare attenzione alle nuove tecnologie, se poi non si predispongono le condizioni per una loro corretta attuazione. Al centro del lavoro ci sono le persone prima di tutto. È fondamentale coinvolgere la forza lavoro nei processi di identificazione dei rischi e degli obiettivi che si intendono raggiungere. In questo modo lavoratrici e lavoratori si sentiranno maggiormente motivati e più a loro agio nell’attuazione dei nuovi sistemi diventando parte del cambiamento stesso. La regola, dunque, deve essere quella di puntare a creare ambienti di lavoro sani in grado di promuovere fiducia, innovazione e collaborazione – invece che competizione tra i lavoratori stessi o le nuove tecnologie. Porre al centro l’essere umano e il suo benessere è imprescindibile. Tenendo conto della centralità dell’essere umano e del suo benessere le tecnologie di monitoraggio avranno sempre più modo di fare la differenza per assicurare ambienti di lavoro sani e sicuri per tutti.
Fonte: Zeromortisullavoro.it