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Seconda settimana di Cop26: sul tavolo prezzo carbonio e stop auto benzina

Inizia oggi la seconda settimana di Cop26 a Glasgow. I leader mondiali si preparano per altri sette giorni cruciali, durante i quali si discuterà del prezzo del carbonio, del futuro delle auto a benzina, della trasparenza nel comunicare i risultati della decarbonizzazione, e del Paris Rulebook (le regole per applicare l’Accordo di Parigi).

La Banca Mondiale ha annunciato che si impegnerà a spendere 25 miliardi di dollari all’anno in finanza per il clima fino al 2025, attraverso il suo Climate Action Plan. Il piano comprende un programma sull’agricoltura e il settore alimentare. Lo scorso primo dicembre, alla conferenza sul clima il premier Mario Draghi (ex direttore esecutivo della Banca Mondiale) aveva bacchettato l’istituto dicendo che “oggi fa molto poco sul clima”.

Altro dossier scottante è quello del prezzo globale del carbonio. La conferenza vuole arrivare a un mercato mondiale delle emissioni di carbonio, come l’Ets dell’Unione europea: chi emette gas serra deve pagare gli stati per farlo, e in questo modo rimborsa i danni ambientali che produce. Il cosiddetto Paris Rulebook è l’insieme delle regole per applicare l’Accordo di Parigi, cioè le norme uguali per tutti su come si possono raggiungere i target.

Buona parte di queste sono state definite alla Cop24 del 2018 a Katowice in Polonia, ma restano ancora da concordare i regolamenti attuativi.

Ultimo tema spinoso sul tappeto è lo stop mondiale alla produzione di auto e piccoli furgoni a motore termico. Le date possibili sono appunto il 2035 o il 2040.

Cosa si è deciso finora:

  • La Banca Mondiale stanzierà 25 miliardi di dollari all’anno per la transizione ecologica;
  • 40 Paesi si impegnano a uscire dal carbone. Non firmano l’accordo Australia, India, Cina e Stati Uniti.
  • 4 miliardi di dollari saranno destinati all’agricoltura sostenibile: l’impegno è stato preso da 45 governi;
  • Stop alla deforestazione: 134 Paesi promettono di interrompere la pratica entro il 2030;
  • Impegno sui finanziamenti al Sudafrica: Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Unione europea stanziano 8,5 miliardi per la transizione ecologica del Paese;
  • Accordo contro i finanziamenti all’industria fossile: 25 Paesi, tra cui l’Italia, si impegnano a interrompere tutti i progetti da loro finanziati all’estero su combustibili fossili entro la fine del 2022;
  • Accordo sul taglio delle emissioni di gas metano: 105 Paesi si accordano per tagliarle del 30% entro il 2030. In Ue non firmano Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Lettonia, Lituania e Romania.