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RSU | Stella Marmorato, Esercito Italiano Pescara: «Nell’ambiente militare i civili sono considerati lavoratori deboli»

 Quali sono i maggiori problemi del suo ufficio?

La lista sarebbe lunga, ma provo a elencare alcuni dei problemi fondamentali. Innanzitutto, i tentativi di applicare al personale civile le norme (solo quelle svantaggiose) del personale militare. Poi, il fatto che i comandanti militari sono sottoposti a frequenti avvicendamenti e sono poco o nulla competenti in materia di personale civile. Inoltre, la cultura organizzativa è orientata al controllo ed è scarsamente capace di programmare le attività in modo che possano serenamente essere svolte in modalità agile. Infine, la distribuzione dei carichi di lavoro a dir poco discutibile.

Quali sono le proposte della Uilpa per superare tali difficoltà?

Occorre uno sforzo costante per trasformare un personale – detto tra virgolette – passivo in personale informato e consapevole dei propri diritti-doveri.

Inoltre serve un confronto costante con la Dirigenza per, diciamo, supportarla nella comprensione di contratti, delle norme, delle circolari e di ogni cosa che riguardi la corretta gestione del personale civile. Debbo dire, però, che tale confronto avviene con una Uilpa fortemente preparata e documentata sugli argomenti da affrontare.

Perché i lavoratori del suo ufficio dovrebbero preferire le liste della Uilpa rispetto a quelle di altri sindacati?

Nel caso specifico del mio ufficio, le altre sigle si sono dimostrate negli anni, molto litigiose e poche incisive nella soluzione dei problemi. La Uilpa, che soltanto recentemente ha ritrovato uno spazio, si è proposta e si propone come valida alternativa perché è preparata, competente, incline alla mediazione e orientata a un obiettivo: portare a casa il risultato. Uno stile pragmatico che ci completamente distingue nettamente dalle altre sigle e che ci ha permesso di attrarre persino storici iscritti degli altri sindacati.

Come vede la prospettiva e il ruolo del sindacato nel complesso mondo del lavoro contemporaneo?

Il Sindacato dovrà tenere il passo di un mondo del lavoro che muta molto velocemente. Dovrà essere in grado di raggiungere anche i più giovani, non soltanto con le modalità tradizionali e con i canali digitali. Dovrà accompagnare la trasformazione del lavoro nelle nuove forme: agile, smart, da remoto. Incrementare l’informazione e la trasparenza, offrire formazione. Il sindacato dovrà ancor più imparare i linguaggi delle nuove generazioni di lavoratori, sforzandosi di comprendere le peculiarità di ciascun comparto, anche nelle grandi differenze che connotano gli Enti centrali da quelli periferici.

C’è un grande lavoro da fare, ma il sindacato può e deve farlo. La sua comunicazione nel complesso mondo del lavoro contemporaneo deve essere sempre più in contato con gli iscritti e i simpatizzanti e capace di raggiungere tutti i lavoratori, sindacalizzati e non.

26 marzo 2022

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