Con la caduta del Governo si tornerà in toto alla Riforma Fornero?
Questa è la domanda che in tanti hanno posto sul sito Pensionipertutti.it, domanda a cui cercano di rispondere anche diversi colleghi su giornali e media online. Le risposte date chiaramente risultano vaghe e trasmettono poca serenità ai lavoratori che sono in procinto di accedere alla quiescenza, in quanto vorrebbero comprendere se dal 1 gennaio 2023 vi sarà qualche misura di uscita flessibile per evitare il famoso ‘scalone’ o se post quota 102 si tornerà in toto alle regole della riforma Fornero, messa attuamente in stand-by, ma mai cancellata, nonostante i vari proclami.
E’ un dato di fatto che al 31/12/2022 verrà meno la quota 102, e sicuramente non verrà prorogata, infatti nessuno ne ha più parlato, terminerà altresì ape sociale e opzione donna.
Il Ministro Orlando, nei giorni scorsi, si era espresso positivamente sulla proroga per il 2023 di entrambe le misure, difficile che qualsiasi nuovo Governo verrà a formarsi possa ostacolare queste due misure, anzi é probabile che la linea tracciata da Orlando permanga e che la proroga di entrambe sia una delle poche possibilità che il 2023 concederà ai futuri pensionati.
Per gli altri esisteranno margini di flessibilità o si tornerà in toto alla Fornero? Visti i tempi stretti anche se si insediasse un nuovo esecutivo vi sarebbe appena il tempo per realizzare la legge di Bilancio, difficile che si riesca entro fine anno ad arrivare ad una vera riforma previdenziale. Al più si potrebbe andare incontro a mini correttivi, magari una quota 103 o quota 104 per rendere meno invasivo il ritorno alla Legge Fornero.
Che intenzioni hanno i sindacati al riguardo? Lo chiediamo a Domenico Proietti, Uil.
“Come Uil, ma credo di centrare anche il parere di Cigl e Cisl, non rientra nelle nostre intenzioni quella di arrenderci al contesto, certo la situazione, inutile negarlo, non sarà e non é delle più facili, ma come sindacato faremo sempre di tutto per proseguire nel nostro pressing, indipendentemente dal Governo con cui dovremmo confrontarci. Il nostro scopo, come triplice, resta sempre uno: convincere l’esecutivo che una flessibilità in uscita permetterebbe anche quel turnover generazionale tanto importante per i nuovi ingressi nel mercato del lavoro. I lavoratori più anziani dopo 41 anni di lavoro o con 62 anni d’età meritano di poter avere un’alternativa, é giusto che sia concessa loro la possibilità di accedere alla quiescenza con qualche anno di anticipo rispetto alla rigida Riforma Fornero. E poi inutile dimenticarci che i lavori non sono tutti uguali, vi é chi a 62 anni potrà ancora avere il piacere e la forza di lavorare e chi non può più permettersi di salire su un ponteggio o lavorare in linea o commettere errori in ospedale. Insomma su questi punti cardine la nostra ‘lotta’ proseguirà affinché si avvii col Governo in carico, qualunque esso sia, una proficua discussione che porti ad una vera, equa e condivisa riforma delle pensioni che i lavoratori attendono ormai da troppi anni”.