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Presentato il XX Rapporto INPS. La Uil: serve maggiore flessibilità di accesso alla pensione

Il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha illustrato la Relazione annuale sulle attività dell’Istituto nel 2020 e presentato il XX Rapporto annuale. La Relazione traccia un bilancio di ciò che l’Istituto ha fatto lo scorso anno e analizza non solo gli effetti di questo anno attraversato dalla pandemia sulla flessione della produzione e dell’occupazione ma anche l’attivazione delle risposte da parte del Legislatore, implementate dall’Inps, che hanno attutito l’impatto della crisi.
Secondo il Rapporto, tra l’ultimo trimestre del 2019 e il primo trimestre del 2021 gli occupati in Italia si sono ridotti del 2,8% con un calo sostenuto soprattutto per gli indipendenti diminuiti del 5,1%. Con la pandemia ha sofferto soprattutto il lavoro indipendente con un calo del 5,1% degli occupati e del 9.8% delle ore lavorate a fronte di un -7,7% complessivo.

Per i lavoratori dipendenti il calo è stato del 2,1%. I licenziamenti, esclusi quelli disciplinari si sono dimezzati passando dai 560.000 medi annui nei 24 mesi precedenti la pandemia a 230.000 tra marzo 2020 e febbraio 2021.

I posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti nel periodo marzo 2020-febbraio 2021 possono essere valutati in circa 330.000 e per oltre due terzi riconducibili alle imprese che hanno fino a 15 dipendenti. I licenziamenti economici nell’anno della pandemia sono stati circa la metà dei 560.000 medi dei due anni precedenti.

I licenziamenti economici nell’anno della pandemia sono stati circa la metà dei 560.000 medi dei due anni precedenti. Nel complesso, considerando tutte le tipologie contrattuali, a fine febbraio 2021 – si legge – i posti di lavoro dipendente presso le aziende private risultavano diminuiti di 37.000 unità rispetto allo stesso momento dell’anno precedente.

Per quanto riguarda l’eventuale passaggio da Quota 100 alla cosiddetta Quota 41, ovvero la possibilità di uscita anticipata al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione e senza vincoli anagrafici, il costo in termini di maggiore spesa pensionistica è molto pesante. Si tratta di oltre 4,3 miliardi già nel primo anno fino a superare i 9,2 miliardi nell’ultima annualità di un tratto di percorso decennale.

LA NOTA DELLA UIL

La Relazione Annuale del Presidente dell’INPS prospetta vari scenari sulla necessità di introdurre una maggiore flessibilità di accesso alla pensione. Lo scrive in una nota il Segretario confederale UIL Domenico Proietti. Il sindacato di via Lucullo ritiene che si debba introdurre una flessibilità più diffusa alla scadenza di Quota 100, intorno a 62 anni, anche utilizzando il lavoro della Commissione istituzionale sui lavori gravosi. A riguardo chiediamo al Governo di rompere gli indugi ed aprire un tavolo di confronto con i Sindacati per continuare ad introdurre elementi di equità e giustizia nel nostro sistema previdenziale. Va affrontato subito il futuro pensionistico dei giovani, che in questi anni sono stati penalizzati dalla precarietà dei rapporti di lavoro, insieme al riconoscimento del lavoro di cura delle donne e della maternità ai fini della contribuzione. 41 anni di contributi versati devono bastare per andare in pensione a prescindere dall’età. Sono queste proposte concrete e sostenibili con l’ammontare della spesa pensionistica italiana, che come emergerà dalle conclusioni della Commissione istituzionale per la separazione della spesa pensionistica da quella assistenziale, sono in linea con la media europea.

IL RAPPORTO INTEGRALE

https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Rapporti_annuali/XX_Rapporto_annuale/XX_Rapporto_annuale.pdf

LA RELAZIONE ANNUALE

https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/AllegatiNews/Relazione_Annuale_2021.pdf

IL COMUNICATO STAMPA

https://servizi2.inps.it/servizi/ComunicatiStampa/DownloadCS.aspx?ID_COMUNICATO=2899

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