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Prefetture, 11 dicembre manifestazione nazionale davanti al Ministero dell’Interno. Cgil Cisl Uil: “No alla soppressione delle 23 sedi, ritiro immediato del provvedimento”

Cresce la mobilitazione di Fp-Cgil Cisl-Fp e Uilpa contro la chiusura delle 23 prefetture disposta dal governo. L’11 dicembre i lavoratori degli uffici territoriali del governo saranno in piazza, davanti al Ministero dell’Interno dalle ore 11 alle 14, per impedire la cancellazione dei presidi di legalità e sicurezza che colpirebbe i territori di Teramo, Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano, Enna, Massa-Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno.
Dopo l’assemblea nazionale del 30 ottobre scorso, che insieme ai delegati delle sedi a rischio ha visto la partecipazione di esponenti delle istituzioni e della politica locale, le federazioni del pubblico impiego di Cgil Cisl e Uil torneranno a far sentire la loro voce: “Chiediamo il ritiro immediato dello schema di decreto che prevede la soppressione delle 23 Prefetture. L’11 dicembre metteremo in atto una grande iniziativa per impedire l’arretramento dello Stato dal territorio e per tutelare i lavoratori degli uffici territoriali del governo”. 
I sindacati rimarcano la preoccupazione “per i 1.300 lavoratori che restano nella completa incertezza sul loro futuro e sul futuro delle loro professionalità”. Ma soprattutto l’allarme per i cittadini e le comunità locali: “nel momento di massima emergenza rispetto a flussi migratori e prevenzione delle calamità si pensa di ridurre la presenza dello Stato e di lasciare sguarniti interi territori. Senza parlare delle attività di contrasto a reati mafiosi, usura, estorsione, ecomafia e terrorismo che subirebbero un duro colpo”.
 “Noi vogliamo una riorganizzazione vera dei servizi per la legalità, la sicurezza, l’integrazione e la coesione sociale.” concludono Fp-Cgil Cisl-Fp e Uilpa, “Questo provvedimento è inaccettabile. Non ci fermeremo fin quando il Governo non farà marcia indietro”. 
 Roma, 9 novembre 2015