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Povertà economica e culturale affliggono i giovani italiani

Secondo i dati di Save the Children e Openpolis un Italia l’impoverimento culturale è in drammatico aumento. Tale impoverimento è conseguenza del peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie. Povertà economica e povertà educativa si alimentano a vicenda e si trasmettono di generazione in generazione.

 

Passiamo ai dati. In Italia un minore su 7 lascia prima la scuola, mentre 2,2 milioni di minori in povertà relativa e circa 1 milione e 400 mila vivono in povertà assoluta.

 

La situazione di impoverimento culturale è stata aggravata dall’emergenza Covid. La percentuale di ragazzi con competenze inadeguate, secondo Openpolis, è passata dal 7,5% del 2019 al 9,8% del 2021.

 

Dai dati di Save the Children risulta che l’Italia è tra i paesi che nel periodo 2017-2019 registra un livello di povertà minorile al di sopra della media europea. Economicamente e culturalmente 1 bambino su 7 soffre sia la povertà alimentare sia la dispersione scolastica.

 

Un’altra delle conseguenze della pandemia è stata proprio l’aumento della dispersione implicita, categoria con cui si intende la quota di studenti che terminano il loro percorso scolastico con competenze di base inadeguate in tutte le materie rilevate nelle prove Invalsi. Nel 2022 le regioni dove la dispersione implicita è risultata più elevata sono state: Campania (19,8%), Sardegna (18,7%), Calabria (18%) e Sicilia (16%).

 

Queste regioni sono sopra la media anche per la quota di giovani che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media. L’abbandono scolastico ha infatti una media nazionale del 12,7%, con punte massime in Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%).

 

Una situazione che colpisce soprattutto ragazze e ragazzi con alle spalle famiglie fragili a livello economico, culturale e sociale, e affligge le aree del paese maggiormente segnate dalle disuguaglianze (Sud, isole e aree interne).

 

Tuttavia, la situazione non è rosea nemmeno al Nord dove, secondo l’indice di Gini (strumento per monitorare le disuguaglianze), una metropoli come Milano si ritrova con un indice di disuguaglianza dello 0,26 alla stregua di Roma e superiore allo 0,24 di Napoli.

 

A questi dati si aggiungono i circa 1,7 milioni di giovani tra 15 e 29 anni che fanno parte della categoria Neet, cioè non studiano e non lavorano.

Con il 23,1% di Neet l’Italia ha la percentuale più alta dell’Ue, oltre il doppio di quella di Francia e Germania. Anche in questa categoria c’è un divario di genere e territoriale: il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e i residenti del Mezzogiorno (27,9%).

 

https://www.openpolis.it/limpatto-delle-disuguaglianze-sociali-sulla-dispersione-dopo-la-pandemia/

Poverta_educativa

 

Roma, 2 settembre 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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