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Cnel. Treu: «Disuguaglianze sul reddito hanno creato una frattura sociale»

Tiziano Treu, presidente del CNEL

“L’aumento delle disuguaglianze nel reddito, accentuate dalla pandemia, ha creato una frattura sociale. Il divario nelle retribuzioni dei giovani ha raggiunto il 50-60% di quella degli adulti mentre la differenza retributiva per le donne oraria è al 10-12% in meno che su base annua raggiunge il 40%. La crisi Covid è diversa rispetto alle precedenti per gravità e durata (indefinita), perché è globale e investe ogni aspetto della vita: salute, economia, equilibri sociali, rapporti internazionali (globalizzazione) e ha prodotto una crescita dei debiti privati e pubblici che potrebbero aggravarsi ulteriormente per l’aumento spropositato dei costi dell’energia. La crisi ha avuto un impatto economico e sociale senza precedenti con interruzione di attività produttive, educative e di relazioni personali nei periodi del lockdown senza contare i 148.000 decessi e gli 11.3 milioni di casi totali. E’ difficile fare previsioni così come riscontriamo difficoltà di reagire efficacemente”.

Lo ha detto Tiziano Treu, presidente del CNEL, intervenendo in audizione in Commissione Lavoro alla Camera sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia da Covid-19 nel mondo del lavoro. Su richiesta della stessa Commissione, il CNEL, insieme all’ISTAT, i cui rappresentanti sono stati auditi sempre oggi, ha avviato un monitoraggio delle disuguaglianze nel mondo del lavoro, un’attività a costante sostegno delle necessarie politiche di equità sociale. 

“La povertà assoluta familiare è cresciuta al 7.7% quella individuale al 9.4% mentre quella relativa è cresciuta al 10-11% (individuale al 13-14%). La disoccupazione dei giovani durante la pandemia ha raggiunto il 33% (scesa poi al 26,8% a dicembre 2021) mentre quella delle donne è al 12,8% – ha aggiunto – L’indice di Gini sulle diseguaglianze è cresciuto di 4 punti al 31,8 (tra i peggiori in EU) per poi calare, è oggi a 30,2 restando comunque alto. Il lavoro part-time è cresciuto al 20.3% (in prevalenza donne, alta percentuale di part time involontario). Secondo gli ultimi dati INAPP il 35% delle nuove assunzioni è part-time tanto che i lavoratori a termine sono cresciuti fino a 3.077.000 (dic. 2021). E’ cresciuto ulteriormente il divario Nord-Sud su tutti gli indicatori (redditi, scolarità, salute, PIL, qualità della vita) e sono aumentati i divari fra settori lavorativi: a differenza di altre crisi sono più colpiti i settori ad alta intensità di relazioni personali (turismo, alberghi, ristorazione, servizi, in particolare di cura)”.

“Molte di queste diseguaglianze hanno radici profonde nel tessuto sociale e risalgono al passato mettendo in evidenza deficienze storiche della nostra società. Fenomeni, quindi, che non si possono contrastare con le misure emergenziali. Le disuguaglianze in questo momento storico sono un fenomeno complesso: si intrecciano tra di loro in modo inedito perché per la diversità di questa crisi rispetto le altre non è solo perché più grave, ma perché ha avuto il combinato impatto di una crisi economica, sociale, sanità. Disuguaglianze, ad esempio, ci saranno in futuro per effetto delle differenti modalità di attuazione della didattica a distanza durante questi due anni ed in particolare nei periodi di lockdown ma anche nella mortalità, forse uno dei dati più drammatici”, ha sottolineato il presidente CNEL che ha concluso:“Anche sulla cassa integrazione, che è stata usata molto bene durante la pandemia, sono emerse disuguaglianze, ad esempio con i lavoratori autonomi e atipici perché è un istituto creato per un altro tempo. Durante la pandemia è emersa la vulnerabilità sociale dei professionisti, tra le categorie lavorative più colpite. Inoltre, è emerso come le professioni hanno diversi gradi di vulnerabilità che non sono stati considerati storicamente. Le disuguaglianze sono anche tra impresa e impresa appartenenti agli stessi settori in relazione al diverso grado di esposizione al rischio”.

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