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Nel primo numero di Dati Inail del 2022 un focus sul binomio pandemia-infortuni

ROMA – Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro la fine del 2021 sono state 555.236, 896 in più (+0,2%) rispetto alle 554.340 del 2020, sintesi di un decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel trimestre ottobre-dicembre (-16%), nel confronto tra i due anni. A rilevarlo è il primo numero del 2022 di Dati Inail, mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che concentra l’attenzione sul tragico binomio pandemia-infortuni. Il riferimento agli infortuni, precisa la Csa, non è casuale. Da sempre, infatti, le patologie infettive contratte in occasione di lavoro – tra le quali, oltre al Covid-19, rientrano per esempio anche l’epatite, la brucellosi, l’Aids e il tetano – sono state inquadrate e trattate dall’Inail come infortunio sul lavoro, poiché la causa virulenta è equiparata alla causa violenta propria dell’infortunio, anche quando i suoi effetti si manifestano dopo un certo periodo di tempo.

Con la ripresa delle attività netto incremento degli incidenti in itinere. L’emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus ha dunque fortemente condizionato l’andamento infortunistico del 2020 e 2021, che devono quindi essere considerati anni “anomali” e poco rappresentativi per i confronti temporali. I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un aumento degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+29,2%, da 62.217 a 80.389 casi), che sono diminuiti del 32% nel primo bimestre del 2021 e aumentati del 50% nel periodo marzo-dicembre, complice il massiccio ricorso allo smart working nel 2020, a partire proprio dal mese di marzo, e un decremento del 3,5% (da 492.123 a 474.847) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati dell’11% nel primo trimestre 2021, aumentati del 18% nel semestre aprile-settembre e calati di nuovo nel trimestre ottobre-dicembre (-22%).

I decessi in occasione di lavoro in calo del 7,9%. Le denunce di infortuni con esito mortale, più di quelle in complesso, risentono di una maggiore provvisorietà anche in conseguenza della pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare tempestivamente alcuni casi mortali da contagio. Tenendo conto di questa avvertenza, i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano un aumento solo dei decessi avvenuti in itinere, passati dai 214 casi del 2020 ai 248 del 2021 (+15,9%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,9% (da 1.056 a 973). Il decremento rilevato tra il 2021 e il 2020 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 138 a 126 (-8,7%), sia a quella maschile, che è passata da 1.132 a 1.095 casi (-3,3%).

Le malattie professionali tornano ad aumentare. Nel 2020 la pandemia ha fortemente condizionato anche l’andamento delle malattie professionali denunciate all’Inail, che nel 2021 sono state 55.288, oltre 10mila in più rispetto all’anno precedente (+22,8%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio, di un aumento del 54% in quello di marzo-settembre, di un lieve calo dello 0,4% a ottobre e di un nuovo incremento del 18% nel bimestre novembre-dicembre. In ottica di genere si rilevano 7.436 denunce in più per i lavoratori, da 32.951 a 40.387 (+22,6%), e 2.829 in più per le lavoratrici, da 12.072 a 14.901 (+23,4%). Anche nel 2021 le prime tre patologie di origine professionale denunciate sono state quelle del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.163 casi), del sistema nervoso (6.337) e dell’orecchio (3.614), seguite dai tumori (1.702) che superano quelle del sistema respiratorio (1.643), le sole a registrare un calo rispetto al 2020.

Il confronto con il periodo pre-Covid. Il confronto tra i dati del 2021 con quelli di un anno pre-pandemia, il 2019, evidenzia come le 555.236 denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Inail nel periodo gennaio-dicembre 2021 siano in sensibile calo (-13,5%) rispetto alle 641.638 dello stesso periodo del 2019. Questo decremento è sintesi di una flessione degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro (-12,2%) e di un calo ancor più sostenuto di quelli in itinere (-20,3%). L’analisi per settori di attività economica mostra una riduzione generalizzata dei casi avvenuti in occasione di lavoro in quasi tutti i settori dell’Industria e servizi, a eccezione degli incrementi rilevati nella Sanità e assistenza sociale (+43,7%), nell’Amministrazione pubblica (+14%) e nei Servizi di informazione e comunicazione (+38,5%), dovuti essenzialmente ai contagi da Covid-19 ancora presenti l’anno scorso, anche se numericamente meno consistenti rispetto al 2020. Per i decessi, al contrario, l’incremento delle denunce rilevato tra il 2019 e il 2021 è stato del 12,1%, da 1.089 a 1.221 casi, sintesi di una crescita degli infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro (+24,3%) e di una flessione di quelli occorsi in itinere (-19%). Al netto dei contagi da Covid-19, però, nel 2021 i decessi sono diminuiti del 5% rispetto al 2019.

Le infezioni di origine professionale nel biennio 2020-2021. Il nuovo numero di Dati Inail mette a confronto anche le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 rilevate al 31 dicembre di ciascuno degli anni 2020 e 2021, che sono state rispettivamente 131.090 e 42.561. Dal punto di vista territoriale, in entrambi gli anni si evidenzia un maggior numero di contagi di origine professionale nel Nord-Ovest, con alcune differenze: se nel 2020 erano quasi la metà le infezioni denunciate (47,5%), nel 2021 sono poco più di un terzo (34,1%). Resta stazionario il Nord-Est, con circa il 23% dei casi in entrambi gli anni, mentre nel 2021 è aumentata la quota delle altre ripartizioni geografiche, a dimostrazione di come i contagi manifestatisi dapprima nel Nord abbiano successivamente coinvolto in maniera più marcata anche le altre aree del Paese. Al netto dei casi ancora da determinare, la Sanità e assistenza sociale si conferma al primo posto per numero di contagi da Coronavirus. Rispetto al 2020, però, nel 2021 il suo peso percentuale sul totale delle attività economiche è passato dal 68,8% al 52,5%. Dopo le riaperture quasi complete del 2021, invece, l’incidenza di altri settori è aumentata. È il caso in particolare del Trasporto e magazzinaggio, passato dall’1,8% al 10,7%, del Commercio (dall’1,8% al 3,5%), dell’Amministrazione pubblica (dal 9,1% del 2020 al 9,7% del 2021) e delle Attività manifatturiere (dal 3,1% al 3,8%).

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