Un pericolo per la salute e la sicurezza sul lavoro
In base alla definizione della Raccomandazione 2011/696/EU della Commissione Europea (CE) i Nanomateriali sono descritti come materiali naturali, incidentali o ingegnerizzati contenenti particelle allo stato libero, aggregato o agglomerato, e in cui, per almeno il 50% delle particelle nella distribuzione dimensionale numerica, una o più dimensioni esterne siano comprese nell’intervallo tra 1 nm e 100 nm (1 nanometro (nm) = 1 miliardesimo di metro).
Detto in linguaggio più semplice i nanomateriali sono particelle minuscole invisibili all’occhio umano. Eppure, sono presenti nella nostra vita quotidiana in prodotti di uso comune come alimenti, cosmetici, elettronica e farmaci.
La classificazione
I nanomateriali naturali sono molto diffusi nell’ambiente, derivano da processi biologici e geologici, come ad esempio processi di combustione naturale o eruzioni vulcaniche. Alcuni nanomateriali di questo tipo sono in uso ormai da decenni. Un esempio è costituito dalla silice amorfa sintetica utilizzata nel cemento, negli pneumatici e negli alimenti. Oppure le nanoparticelle di biossido di titanio come agenti che bloccano i raggi UV nelle vernici o nei prodotti solari o ancora il nanoargento come antimicrobico nei tessuti e nelle applicazioni mediche o i nanotubi di carbonio, il cui utilizzo è molto diffuso per le loro proprietà di forza meccanica, peso ridotto, dissipazione del calore e conducibilità elettrica in applicazioni come l’elettronica, lo stoccaggio di energia, le strutture di veicoli spaziali e autoveicoli e le attrezzature sportive.
I nanomateriali incidentali sono prodotti involontariamente, ad esempio derivano dal traffico dei veicoli, dai motori diesel, dagli inceneritori delle industrie, da operazioni di saldatura e processi di stampa laser delle fotocopiatrici. Mentre i nanomateriali ingegnerizzati sono prodotti intenzionalmente a livello di laboratorio per scopi scientifici e industriali e hanno una composizione chimica ben definita.
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