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MIC. «Ripristino dei dipartimenti:
l’abbiamo appreso dai giornali».
Intervista a Federico Trastulli

Federico Trastulli, Segretario nazionale UILPA

Di recente avete chiuso il tavolo tecnico sulle nuove progressioni economiche e sottoscritto l’accordo per il successivo tavolo politico. Quali sono state le decisioni prese?

 

Dare applicazione a tutte le novità contenute nel Contratto collettivo nazionale 2019-21. Tra queste novità ci sono le progressioni economiche e la modifica sia della permanenza nella fascia di appartenenza da due a tre anni, sia dei criteri di accesso alla posizione economica, che sono stati rimodulati attraverso un equo compromesso tra competenze, conoscenze e carriera. Si tratta di un accordo che consente nell’arco di due mandate, anziché tre, come avvenuto nella precedente edizione, la copertura dell’intera platea degli aventi diritto. Tutto sommato ritengo che si sia giunti a una mediazione ragionevole mirata all’applicazione di tale accordo nei tempi più brevi possibili.

 

Con la Riforma strutturale il MIC sarà sottoposto a un riordino che cancella le direzioni generali e istituisce i dipartimenti. In che cosa consiste questa riorganizzazione?

 

Mi piacerebbe saperlo. Noi l’abbiamo appresa dai giornali. Come organizzazioni sindacali siamo state informate solo delle novità che intervengono sul settore della direzione generale musei. Tant’è che c’è stata una forte opposizione da parte della UIL insieme ad altre organizzazioni sindacali, in primo luogo sul metodo. I dipartimenti non esistono più da ormai vent’anni e soprattutto la sostituzione di undici direzioni generali con una manciata di dipartimenti erano e sono una scelta infruttuosa da un punto di vista gestionale.

 

Come mai un giudizio così negativo?

 

Perché abbiamo bisogno di strutture che non siano verticistiche, bensì che rispecchino l’organizzazione della filiera e che consentano il presidio del territorio: dal grande museo internazionale fino al piccolo museo di nicchia. Consideri che per le sue caratteristiche il MIC è secondo solo al Ministero dell’Interno per presenza sul territorio. Dunque, creare dei dipartimenti significa centralizzare ciò che oggi è decentrato. Inoltre, potrebbe significare fare delle scelte che poco o nulla c’entrano con la scientificità della gestione. Temo che la scelta di quattro dipartimenti sia infelice e non è chiaro perché sia stata riesumata una formula abbandonata vent’anni fa.

 

Oggi al MIC lavorano poco meno di 19mila dipendenti. Sono sufficienti?

 

No. Si tratta di un numero largamente insufficiente che dovrebbe essere rimpolpato dai concorsi. Come UIL abbiamo chiesto al Ministro della Cultura di ristabilire l’organico complessivo a 23 mila unità come 10-15 anni fa. Alcuni di questi concorsi riusciamo a gestirli autonomamente, mentre altri, per forza di cose, dobbiamo delegarli a Formez e Ripam con tutto ciò che ne consegue in termini di lunghe tempistiche e disfunzioni di gestione. A ciò si somma il Decreto Semplificazioni di Brunetta che prevede l’assunzione di personale potenzialmente non adeguatamente formato; quindi, è necessario mettere in conto anche un periodo formativo. In tal modo i tempi di saturazione dell’organico si allungano e per questo motivo sono da sempre a favore di una gestione autonoma delle procedure concorsuali. Proprio a questo proposito abbiamo inaugurato quest’anno la procedura autonoma di selezione per i dirigenti tecnici.

 

Per il triennio 2023-25 il Ministero della Cultura subirà tagli per 63,5 milioni di euro. Che impatto avranno tali tagli sulle strutture?

 

Un impatto severo che condizionerà non tanto gli stipendi dei dipendenti ma la gestione del Ministero stesso. Al MIC dobbiamo distinguere tra il bilancio del Ministero e il Fondo risorse decentrate. Il Fondo è quello che consente l’erogazione di denaro al personale attraverso una serie di attività a bilancio del Ministero e non è a rischio. Si teme invece per una decurtazione delle risorse che vada a compromettere i fondi già insufficienti per l’andamento del Ministero stesso, dalle utenze alla manutenzione delle strutture.  Questo taglio risponde a una logica politica generalista tesa a recuperare oltre un miliardo e mezzo di euro dai fondi dei Ministeri. Il problema è che non tutte le spese sono uguali. Il taglio non deve essere lineare, ma deve sanare gli sprechi e le disfunzioni delle singole amministrazioni.

 

Roma, 6 settembre 2023

 

A cura dell’Ufficio comunicazione UILPA

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