“Dopo nemmeno dieci giorni dalla convocazione delle Organizzazioni sindacali del Ministero per l’informativa sulla riorganizzazione del settore museale, senza che noi ed anche il Consiglio Superiore, che dovrebbe dare il parere preventivo, fossimo minimamente avvisati delle intenzioni di procedere a rivedere profondamente la struttura direttiva del Ministero della Cultura, ci ritroviamo con una normetta, inserita nell’iter di conversione del Decreto Legge 75, che stravolge l’organizzazione ministeriale tramite la creazione di ben 5 Dipartimenti che vanno a sostituire il Segretariato Generale determinando degli effetti a cascata su tutto l’apparato. Con questo atto riteniamo si disveli in un sol colpo sia il livello di rispetto verso chi rappresenta i lavoratori, e aggiungiamo anche verso il massimo organo consultivo, che le reali intenzioni che soggiacciono ad una operazione tanto inutile dal punto di vista del funzionamento dei servizi quanto funzionale agli interessi politici”.
Lo scrivono in una nota Fp Cgil e Uil Pa.
“Siamo di fronte – scrivono i sindacati – a una sovrastruttura in grado di orientare le decisioni e determinare indirizzi confacenti al volere del politico di turno con buona pace della terzietà dell’azione amministrativa, e funzionale agli interessi politici in quanto, oltre ad avere possibilità di controllo diretto su quanto avviene nei settori operativi, si moltiplica la possibilità di nomina politica diretta da parte del Ministro, che in tal modo può designare ben 5 suoi diretti collaboratori al vertice ministeriale invece del solo Segretario Generale. La normetta introdotta dal blitz determina, nella tempistica della sua attuazione entro la fine dell’anno, la decadenza degli incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia, con la previsione di una mega operazione di spoil system”.
“In tutto questo non uno dei gravissimi problemi che affliggono il ministero viene adeguatamente affrontato, a partire dalla questione occupazionale per finire alla funzionalità perduta dei servizi che si occupano della tutela del nostro patrimonio culturale. Noi non ci stiamo ad assistere allo scempio istituzionale di un settore che riteniamo vitale per la crescita civile e sociale del nostro Paese e valuteremo, ci auguriamo insieme a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del nostro patrimonio culturale, ogni opportuna risposta a questa vera e propria deriva antidemocratica”, concludono.