Mancano circa due settimane alle elezioni politiche. Che impressione si è fatto dei programmi dei partiti sulle questioni del lavoro?
Non buona perché si subordina il lavoro esclusivamente in base all’andamento dell’impresa privata. Un andamento che sul piano occupazionale fa acqua da tutte le parti e non da oggi. Purtroppo la politica si sofferma solo sui dati statistici. Ma i dati statistici non rappresentano la realtà per intero. Intanto bisogna vedere come sono costruiti. Le faccio un esempio: l’Istat considera occupato anche chi ha lavorato per un’ora nella ditta di un familiare senza essere retribuito. Poi bisogna vedere la qualità della vita in rapporto all’occupazione. Prendiamo il caso di una famiglia composta da due genitori che lavorano con due figli a carico che studiano. È assai probabile che questa famiglia faccia fatica ad andare avanti perché mediamente gli stipendi sono molto bassi e il costo della vita molto alto. Quando i cittadini comuni sostengono che i politici sono lontani dalla vita reale dicono proprio questo: voi ragionate solo con i numeri, ma i numeri vanno interpretati perché quando li si interpreta ci si accorge che le condizioni materiali di vita e di lavoro sono ben altre da quello che esprimono le nude statistiche.
Dunque, anche lei non si fida della politica?
Non potrei non fidarmi per almeno due motivi. Il primo, perché, come diceva Aristotele, l’uomo è un animale politico dato che vive in comunità ed è in grado di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Perciò della politica non si può fare a meno. Secondo, perché gli interlocutori della UILPA sono ministri, politici, esponenti di governo ai più diversi livelli. E gli accordi, così come i contratti si fanno in due, magari dopo un lungo negoziato. Ma la legittimazione è reciproca: da un lato il datore di lavoro pubblico e dall’altro il sindacato dei lavoratori. Poi, nel corso delle trattive ci possono essere schermaglie, furbizie, persino qualche colpo basso. Ma tutto questo rientra nelle regole del gioco.
Cosa si aspetta dai prossimi interlocutori governativi?
So bene che in questo momento la politica ha la testa al voto del 25 settembre. Ma penso che i problemi dei precari, dei lavoratori con un reddito fisso medio-basso e dei pensionati non seguano le scadenze delle competizioni elettorali. L’inflazione galoppa: secondo le ultime stime, nell’Eurozona siamo ormai oltre il 9%, mentre in Italia siamo poco al di sotto. Di questo passo arriveremo presto ad avere di nuovo un’inflazione a due cifre come trent’anni fa. Ma in trent’anni i redditi dei lavoratori italiani non sono cresciuti, anzi sono andati costantemente diminuendo in termini di valore reale anche quando l’inflazione era bassa. Perciò dal prossimo governo mi aspetto maggiore consapevolezza del fatto che i lavoratori non possono sopportare a lungo una condizione così pesante.
Con quale tipo di governo si augura di parlare dopo il 25 settembre?
Quale che sia l’esito delle elezioni noi lo rispetteremo come è giusto che sia in un sistema democratico. La UIL e la UILPA dialogano con tutti e non fanno sconti a nessuno. Ma una cosa vorrei fosse ben chiara: noi siamo un sindacato che ha a cuore l’interesse dei lavoratori, degli utenti e del Paese. In ogni trattativa abbiamo sempre ben chiara questa triplice dimensione. Ecco perché in più occasioni abbiamo sostenuto che indebolire la Pubblica Amministrazione significa andare contro l’interesse nazionale.
Ma avrà almeno un auspicio da fare come Segretario di un’organizzazione sindacale del pubblico impiego.
Sì, l’auspicio è che il prossimo governo senta la necessità di avviare un dialogo serio e costruttivo con il sindacato. I problemi della Pubblica Amministrazione sono tanti e vanno affrontati con metodo e competenza. Mi auguro che il prossimo governo creda davvero nel metodo del dialogo e della condivisione con i lavoratori delle soluzioni da adottare per cercare di migliorare la qualità dei servizi a cittadini e imprese. Mi auguro che le prossime elezioni consegnino a questo Paese un governo senza pregiudizi nei confronti dei pubblici dipendenti. E mi auguro anche che il pezzo di strada che – pur tra mille difficoltà – abbiamo iniziato a percorrere con il precedente governo – e penso al Patto per l’Innovazione e ai CCNL che in buona misura vi si sono ispirati – non venga rimesso in discussione.
Se per ipotesi il prossimo governo le chiedesse quali provvedimenti adottare per la Pubblica Amministrazione, cosa suggerirebbe?
Di cominciare dalle cose semplici, ma essenziali. Alla P.A. italiana, specialmente alle Funzioni Centrali, serve una svolta decisa verso un ampio e diffuso ricambio generazionale. La macchina amministrativa oggi fa fatica a tenere il passo con le richieste della società – e non mi riferisco solo al mitico PNRR – perché non ha le risorse umane e professionali sufficienti. Nelle strutture operative mancano le persone necessarie a far fronte ai compiti che vengono richiesti. Assumere velocemente centinaia di migliaia di nuovi dipendenti con contratto stabile e a tempo indeterminato: questa sì che sarebbe una bella terapia d’urto.
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 7 settembre 2022