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Lavoro, Treu: serve più coordinamento tra istituzioni sui controlli contro incidenti e sfruttamento

“La maggiore criticità nell’azione pubblica di prevenzione e contrasto dei fattori di rischio nei contesti lavorativi consiste nella dispersione delle competenze su una pluralità di soggetti e di livelli istituzionali, non sempre coordinati fra loro. La riduzione degli infortuni sul lavoro e del loro indice di gravità passa anche attraverso un migliore coordinamento, a livello nazionale, di tutti gli organismi che si occupano in forma diretta o indiretta di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, con particolare riguardo all’indispensabile raccordo fra le attribuzioni di competenza dell’INL e quelle delle ASL, la cui attività viene oggi svolta secondo linee guida definite rispettivamente in sede ministeriale e regionale. È urgente avviare un processo di revisione del sistema”.
 
Lo ha detto Tiziano Treu, presidente del CNEL, oggi al Senato durante un’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati, intervenuto insieme a Michele Faioli, consigliere del CNEL.
 
“Proprio in riferimento alla strutturale carenza di personale ispettivo, il CNEL ha ripetutamente richiamato l’attenzione del legislatore sulla necessità di intraprendere un percorso di nuove e qualificate assunzioni nei settori pubblici di maggiore rilevanza strategica, fra i quali rientra a pieno titolo la vigilanza in materia di sicurezza – ha aggiunto Treu – Il CNEL ritiene ancora pienamente valida la disamina che suggeriva di ricercare l’origine delle perduranti criticità in materia di salute e sicurezza, nel quale vanno ricomprese anche le situazioni che permangono al di sotto della soglia di attenzione istituzionale a causa delle omesse denunce, nell’estensione del fenomeno del lavoro sommerso e nella instabilità e frammentazione delle tipologie contrattuali”.
 
“I CCNL sottoscritti dalle organizzazioni più rappresentative garantiscono maggiore sicurezza e rispetto delle condizioni dei lavoratori a differenza degli accordi firmati da quelle meno rappresentative che, purtroppo, sono in continuo aumento, secondo gli ultimi dati dell’Archivio Nazionale dei contratti del CNEL”, ha evidenziato Faioli
 

Nella memoria depositata in audizione, si legge che “appare centrale l’attuazione di quanto previsto nel PNRR in materia di politiche attive del lavoro e occupazione, con specifico riguardo al Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso di cui alla missione 5, componente 1, riforma 1,2. Com’è noto, entro il 2022 il nostro Paese dovrà definire un programma di azione nazionale che andrà realizzato compiutamente entro il 2024, volto a rafforzare l’attività di contrasto al lavoro sommerso nei diversi settori dell’economia, con un approccio interistituzionale e facendo tesoro dell’esperienza acquisita nel campo dell’agricoltura con il “Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022). Anche l’esperienza della pandemia da Covid dimostra che il ruolo della contrattazione collettiva nazionale e di secondo livello si rivela importante nel prevedere l’adozione di misure e iniziative specifiche da calare a livello aziendale che favoriscano la diffusione della cultura della prevenzione, della salute e della sicurezza nelle unità produttive, presupposto essenziale per creare le condizioni favorevoli a un’applicazione diffusa e consapevole delle norme esistenti e delle specifiche intese sottoscritte a livello nazionale dalle parti sociali”.

Leggi la memoria presentata in Audizione