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Lavoro Europeo. La parità passa anche attraverso la contrattazione di genere

Si dice spesso che il nostro non è un Paese per giovani, in realtà non lo è ancora neanche per le donne. Il mondo femminile vive da sempre un’eterna battaglia, quella per ottenere gli stessi diritti degli uomini, e nonostante i grandi passi in avanti fatti, non siamo riusciti a sconfiggere gli ormai datati stereotipi che attribuiscono solo alla donna mansioni della cura dei figli e della casa.

Questo si ripercuote inevitabilmente anche sul mondo del lavoro. Nonostante l’occupazione femminile sia al suo record storico (51,2% secondo i dati Istat 2022), siamo ancora distanti dalla media europea che supera il 62,4%, sottolineando anche che si tratta di una crescita di contratti a termine di gran lunga superiore rispetto al tempo indeterminato.

Eppure, promuovere l’occupazione femminile non è solo una questione di equità, ma anche un investimento sul futuro di tutti e un Paese che vuole qualificarsi come moderno e innovativo non può rimanere ancorato a vecchi modelli non solo ingiusti, ma che ne inficiano la capacità produttiva. Per le aziende le donne rappresentano ancora un costo e non una risorsa, per questo investono poco sulla loro formazione e difficilmente puntano ad un’organizzazione del lavoro flessibile in grado di sostenere un percorso genitoriale condiviso.

Proprio di queste problematiche abbiamo dibattuto, la scorsa settimana, all’Assemblea Nazionale del Coordinamento Uil per le Pari Opportunità e le politiche di genere, con le tante lavoratrici presenti, le delegate e i dirigenti della nostra Organizzazione. Iniziativa interessante e opportuna per capire cosa sta accadendo e cosa possiamo e dobbiamo fare come sindacato per migliorare le condizioni del lavoro femminile.

Le donne sono sfavorite dalla mancanza di strumenti atti ad aiutarle a entrare o tornare nel mondo del lavoro, ma una cosa è certa: il percorso delle rinunce sul lavoro delle donne deve finire.

La Uil combatte insieme a loro questa battaglia di civiltà da anni, supportandole nei rapporti di lavoro attraverso una contrattazione sempre più inclusiva che, a tutti i livelli, ha sempre operato in direzione di una migliore conciliazione di vita-lavoro, per consegnare effettive condizioni di pari opportunità tra le lavoratrici e i lavoratori. Oltre a quanto già attuato nei Ccnl, attualmente, ci sono molti esempi di accordi di secondo livello che includono strumenti a favore della genitorialità (permessi per i padri, maggiore retribuzione dell’aspettativa, percorsi di riqualificazione professionale al rientro) o della conciliazione dei tempi di vita-lavoro attraverso misure volte a favorire l’accesso ai servizi di assistenza ai figli piccoli, la possibilità di usufruire di congedi parentali e delle cosiddette politiche del “tempo” che includono orari flessibili, “telelavoro” e “smart working”.

Alla base di tutto serve, però, un approccio culturale ed educativo diverso, che insegni, soprattutto, ai giovani che le differenze sono un valore e non devono mai essere considerate un ostacolo.

Tiziana Bocchi – Segretaria confederale Uil

Articolo tratto da Lavoro Europeo, magazine della Uil