di Roberto Campo – Presidente dell’Istituto degli Studi Sindacali della Uil
Quando l’improbabile diventa realtà. La nascita della Uil fu il frutto della forte determinazione di un pugno di sindacalisti di cultura laico-socialista che realizzò un risultato sgradito ai maggiori detentori del potere dell’epoca.
Gli Stati Uniti, infatti, d’accordo con Vaticano e Democrazia Cristiana, avevano un altro progetto: un sindacato anti-comunista che si contrapponesse alla Cgil, blocco contro blocco, come nella guerra fredda che era appena cominciata. Questa organizzazione sindacale, la cui costruzione era cominciata con la scissione dei cattolici dalla Cgil unitaria, che avevano dato vita nel 1948 alla Lcgil, la Libera Cgil, sarebbe stata inevitabilmente ad egemonia cattolica.
L’esperienza della Cgil unitaria era durata poco: dal 1944 al 1948. Il contesto era celermente cambiato e all’unità tra le potenze che avevano sconfitto i nazifascisti era subentrata la divisione tra americani e sovietici.
Nel 1949, la Cgil aveva subito una seconda scissione dei sindacalisti repubblicani e socialdemocratici, che avevano dato vita alla Fil. Le aspettative americane, vaticane e democristiane erano che rapidamente Fil e Lcgil confluissero nel sindacato libero. Non fecero i conti con i sindacalisti laico-socialisti che si resero autonomi dalla FIL, che invece accettava la fusione con i cattolici, e si diedero appuntamento a Roma, quel 5 marzo 1950, per far nascere la Uil.
Sergio Turone, autore di una bella Storia dell’Unione Italiana del Lavoro, definì la scelta dei fondatori della Uil di dare vita a una terza confederazione, “un atto di disobbedienza”, per non passare dal dominio comunista a quello democristiano e per evitare una rottura permanente del sindacato su base ideologica. La Uil sarebbe stata inflessibile nella polemica contro lo stalinismo, ma avrebbe lavorato per l’unità d’azione sindacale.