La Commissione tecnica sul lavoro agile nella Pa, nominata l’8 marzo 2022 con decreto del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha tracciato un bilancio della propria attività nella relazione finale pubblicata oggi.
I 14 esperti, coordinati da Michele Tiraboschi, ordinario di diritto del lavoro dell’Università di Modena e Reggio Emilia, avevano il mandato di “definire e implementare l’attuazione e le modalità del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche a regime nella fase post emergenziale”, secondo la nuova regolazione costruita a partire dal 2021 coerentemente con il rinnovo dei contratti di lavoro e la riapertura delle attività economiche e sociali.
La Commissione si è mossa in due direzioni: da un lato, verso il monitoraggio empirico del fenomeno del lavoro agile nella Pa, per raccogliere informazioni ed esperienze, in modo da disporre di dati ed elementi fattuali “utili a superare l’estrema (e sterile) polarizzazione oggi presente nel dibattito pubblico”; dall’altro lato, verso la ricostruzione del quadro normativo e istituzionale di riferimento per il settore pubblico.
Con riferimento al primo punto, in attesa dei nuovi dati Istat (l’ultima rilevazione, riferita al 2020, aveva evidenziato come solo un’amministrazione su tre avesse analizzato l’impatto dello smart working sulla produttività dell’ente), la Commissione ha operato in sintonia con il Dipartimento della Funzione pubblica, predisponendo una bozza di questionario da somministrare alle amministrazioni, in collaborazione con Formez PA. L’ipotesi è quella di indirizzare l’indagine, che era stata programmata per l’estate e poi sospesa in seguito alla caduta del Governo, a un campione di 284 amministrazioni, tra centrali e locali.
Quanto al secondo profilo, l’analisi ha preso il via dalla sottoscrizione, il 10 marzo 2021, del Patto Governo-sindacati per l’innovazione del lavoro pubblico e l’innovazione sociale “con l’obiettivo di delineare gli snodi tecnici della necessaria transizione dal lavoro agile emergenziale (poco più di un lavoro domiciliare forzato) a una nuova organizzazione del lavoro nelle amministrazioni pubbliche”.
Centrali sono state le Linee guida del 30 novembre 2021, emanate d’intesa con i sindacati nell’ambito delle trattative dei rinnovi contrattuali 2019-2021, che la relazione definisce come “la cifra concreta del più generale processo di trasformazione e modernizzazione della Pubblica amministrazione e, al tempo stesso, un chiaro segnale di come il lavoro pubblico possa davvero rappresentare un tassello non marginale e non in controtendenza rispetto alle grandi trasformazioni in atto per ripensare il lavoro nel nostro Paese”.