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Istat, indagine sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia. Nel 2021 persi 735mila posti di lavoro

Nel 2020 si contano oltre 2 milioni di famiglie in povertà, con un’incidenza passata dal 6,4 del 2019 al 7,7%, e oltre 5,6 milioni di individui, in crescita dal 7,7 al 9,4%. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo in audizione alla Camera sulle diseguaglianze prodotte dalla pandemia. “Nel 2020, è aumentata la povertà fra coloro che posseggono un lavoro”, ha sottolineato il presidente. “Sull’incidenza della povertà hanno anche inciso le misure messe in campo a sostegno dei cittadini, che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica, sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020 sia quelle che erano già povere, di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà”.

Blangiardo sottolineato che il blocco improvviso di interi segmenti dell’economia, con gli effetti sulla produzione di valore aggiunto e sull’occupazione, ha determinato nella primavera del 2020 una forte caduta del reddito disponibile, “nonostante le misure pubbliche di sostegno introdotte dal governo”. “I consumi finali delle famiglie hanno così subito un crollo di dimensioni mai registrate dal dopoguerra, con una diminuzione del 10,9% che ne ha portato il valore a un livello di poco superiore a quello del 2009, e a quello del 1997 se considerato al netto dell’effetto della variazione dei prezzi – ha aggiunto – Dall’indagine sulle spese per consumi, la stima della spesa media mensile familiare per il 2020 e’ di 2.328 euro mensili in valori correnti, in calo del 9,0% rispetto al 2019”.

La pandemia ha colpito anche il mercato del lavoro. “La crisi ha colpito duramente il mercato del lavoro. L’occupazione, in crescita tra il 2014 e il 2019 a ritmi via via meno intensi, è diminuita drasticamente nel 2020 a seguito degli effetti recessivi della pandemia, i cui contraccolpi si sono estesi fino a gennaio 2021; da febbraio, l’occupazione è tornata a crescere, seppure in modo graduale”, ha spiegato il presidente dell’Istat che ha segnalato che restano da recuperare ancora 735mila posti di lavoro: “tra febbraio e maggio 2021, il numero di occupati è cresciuto progressivamente e ha raggiunto i 22 milioni 427mila (+180mila, +0,8% rispetto a gennaio 2021), un livello comunque inferiore di 735 mila unità (-3,2%) rispetto a quello pre-pandemia (febbraio 2020) e prossimo ai livelli occupazionali registrati a metà 2015”.

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