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Inps. Pubblicati i dati di novembre 2021 dell’Osservatorio sul precariato

Sono stati pubblicati i dati di novembre 2021 dell’Osservatorio sul precariato. Nel periodo gennaio-novembre 2021, le assunzioni nel settore privato sono state 6.615.519, con un aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (+22%) dovuto principalmente alla progressiva crescita iniziata a marzo 2021.

L’aumento ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuato per le assunzioni di contratti stagionali (+32%) e in somministrazione (+29%). Per le altre tipologie si registrano aumenti più contenuti: apprendisti (+27%), intermittenti (+23%) e tempo determinato (19%); in crescita anche le assunzioni a tempo indeterminato (+13%). Rispetto al 2019 le assunzioni risultano diminuite complessivamente del 5%; solo stagionali e in somministrazione risultano in incremento (sempre con riferimento all’intero periodo gennaio-novembre).

La dinamica dei flussi

Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato nei primi 11 mesi del 2021 sono state nel complesso 446.199, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2020 (-4%).

Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo risultano essere aumentate del 19%.

Le cessazioni sono state in complesso 5.634.597, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+10%).

Il lavoro occasionale

Il numero dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO) a novembre 2021 si attesta sulle 13.976 unità (in aumento del 20% rispetto allo stesso mese del 2020); l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 249 euro.

I lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF) a novembre 2021 risultano 12.367, in diminuzione del 7% rispetto a novembre 2020; l’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a 177 euro.

 

Veronese (Uil). Un mercato del lavoro per un lavoro stabile e sicuro

Le ore di cassa integrazione Covid scendono nel primo mese dell’anno in corso per effetto della scadenza di questo strumento emergenziale che, dall’inizio della pandemia, ha superato 6,6 miliardi di ore.

A gennaio sono 50,3 milioni di ore autorizzate, con un calo del 42% rispetto a dicembre. Sulla flessione delle ore ha indubbiamente inciso la scadenza, a dicembre scorso, della causale “emergenza sanitaria” correlata all’ammortizzatore sociale, seppur dai dati Inps è evidente lo stato di stress che continuano a vivere sia il ristrettissimo numero di settori a cui era stata prorogata la cassa covid (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature), sia i settori del turismo e del commercio che hanno maggiormente fruito della deroga e delle prestazioni dei Fondi di solidarietà.

In un quadro di ancora persistente sofferenza e stress di interi settori produttivi e filiere, e con essi delle lavoratrici e lavoratori che vi operano, e nel bel mezzo di uno stato di emergenza prolungato fino a marzo, il repentino passaggio per le imprese dall’ormai conosciuto ammortizzatore sociale Covid alle nuove regole previste dalla Riforma entrata in vigore ma non ancora pienamente a regime, crediamo non sia stata una buona idea soprattutto per le aziende di piccolissime dimensioni che entrano per la prima volta in questo sistema.

Ecco perché continuiamo a ritenere che sarebbe stato più opportuno e responsabile, prevedere una fase transitoria tra il vecchio ed il nuovo sistema di ammortizzatori sociali, prolungando la cassa integrazione Covid fino allo scadere dell’emergenza, dando un lasso di tempo congruo alla nuova riforma, fatta di nuove regole e procedure, di entrare a regime e permettere ai fruitori di comprenderne i meccanismi. Ma come si suol dire “cosa fatta, capo ha” e quindi non ci rimane che attendere i prossimi mesi per vedere gli effetti dei nuovi cambiamenti sul sistema produttivo ed occupazionale.

La situazione ci appare ancora più critica, se guardiamo anche agli ingressi e alle uscite nel e dal mercato del lavoro. L’Osservatorio sul precariato dell’Inps, ci mostra come nel corso del 2021, su 6,6 milioni di nuove attivazioni, l’80% è avvenuto con contratti temporanei/precari.

Inoltre, con il venir meno del blocco dei licenziamenti, le cessazioni dei rapporti di lavoro con contratto a tempo indeterminato sono aumentate di 206 mila rispetto al precedente anno. Si tratta di 206 mila lavoratrici e lavoratori che hanno perso il posto di lavoro stabile.

Per la UIL è fondamentale perseguire l’obiettivo di un mercato del lavoro che guardi ad un lavoro stabile e sicuro.