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‘Inno dei lavoratori’ – Filippo Turati

 

Fu Filippo Turati, su sollecitazione di Costantino Lazzari, a comporre le quartine di ottonari del testo, che fu pubblicato su “La Farfalla”, e, subito dopo, il 20 marzo, su “Il Fascio Operaio”, organo del Partito Operaio Italiano. Il suo debutto era previsto durante una manifestazione da tenersi il 28 marzo 1886, che fu invece vietata dal governo Depretis. La prima esecuzione pubblica ebbe luogo a Milano il 27 marzo 1886, nel salone del Consolato operaio in via Campo Lodigiano, ad opera della Corale Gaetano Donizetti. La partitura originale dell'”Inno dei Lavoratori”, depositata a termini di legge dalla Carish Editori, è custodita dai pronipoti Roberto Mattei ed Elena Matilde Gigante-Mattei e reca, sul frontespizio, la dicitura: parole di Filippo Turati, musica di Zenone Mattei, riduzione di Tino Pelosi.

L’inno fu spesso accusato di incitare all’odio di classe[1], accusa peraltro nettamente respinta dai socialisti riformisti, che lo ritengono un simbolo della migliore tradizione del socialismo italiano.

Famosa è l’esecuzione del Coro Popolare.

 

IL CANTO DEI LAVORATORI

di Filippo Turati (1857-1932)

 

Su fratelli, su compagne,

su, venite in fitta schiera:

sulla libera bandiera

splende il sol dell’avvenir.

 

Nelle pene e nell’insulto

ci stringemmo in mutuo patto,

la gran causa del riscatto

niun di noi vorrà tradir.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

La risaia e la miniera

ci han fiaccati ad ogni stento

come i bruti d’un armento

siam sfruttati dai signor.

 

I signor per cui pugnammo

ci han rubato il nostro pane,

ci han promessa una dimane:

la diman si aspetta ancor.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

L’esecrato capitale

nelle macchine ci schiaccia,

l’altrui solco queste braccia

son dannate a fecondar.

 

Lo strumento del lavoro

nelle mani dei redenti

spenga gli odii e fra le genti

chiami il dritto a trionfar.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

Se divisi siam canaglia,

stretti in fascio siam potenti;

sono il nerbo delle genti

quei che han braccio e che han cor.

 

Ogni cosa è sudor nostro,

noi disfar, rifar possiamo;

la consegna sia: sorgiamo

troppo lungo fu il dolor.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

Maledetto chi gavazza

nell’ebbrezza e nei festini,

fin che i giorni un uom trascini

senza pane e senza amor.

 

Maledetto chi non geme

dello scempio dei fratelli,

chi di pace ne favelli

sotto il pie dell’oppressor.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

I confini scellerati

cancelliam dagli emisferi;

i nemici, gli stranieri

non son lungi ma son qui.

 

Guerra al regno della Guerra,

morte al regno della morte;

contro il diritto del più forte,

forza amici, è giunto il dì.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

O sorelle di fatica

o consorti negli affanni

che ai negrieri, che ai tiranni

deste il sangue e la beltà.

 

Agli imbelli, ai proni al giogo

mai non splenda il vostro riso:

un esercito diviso

la vittoria non corrà.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

Se eguaglianza non è frode,

fratellanza un’ironia,

se pugnar non fu follia

per la santa libertà;

 

Su fratelli, su compagne,

tutti i poveri son servi:

cogli ignavi e coi protervi

il transigere è viltà.

 

Il riscatto del lavoro

dei suoi figli opra sarà:

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

o vivremo del lavoro

o pugnando si morrà.

 

(Dalla rivista «Il Fascio Operaio», marzo 1886)