La situazione economica del nostro Paese appare schizofrenica. I dati positivi sono sempre accompagnati da dati negativi. L’instabilità sembra farla da padrona e per molti, troppi lavoratori il futuro è denso di nubi. In un’intervista esclusiva concessa al nostro sito Web parliamo di questi problemi con Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale della UIL.
Le entrate fiscali aumentano, il PIL cresce e i conti pubblici sorridono. Eppure i salari restano fermi e il potere d’acquisto delle retribuzioni scende sempre più. Come si argina questo processo?
Per noi, questo è il vero punto debole della nostra economia. In Italia manca una politica salariale. Accade così che bassi salari e ridotto potere d’acquisto, oltre a rappresentare una vera e propria ingiustizia sociale, costituiscano anche una pesante zavorra per una ripresa consolidata. Peraltro, se è vero che alcuni parametri macroeconomici sono moderatamente incoraggianti, ce ne sono altri che continuano seriamente a preoccupare, a cominciare, per l’appunto, da un’inflazione particolarmente accentuata e che ha già falcidiato salari e pensioni, per oltre un anno. Noi abbiamo proposto di ridurre le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati e, inoltre, di detassare gli aumenti contrattuali di primo e di secondo livello. Quest’ultimo provvedimento, peraltro, potrebbe essere di sprone per il rinnovo dei contratti di prossima scadenza o già scaduti, in alcune realtà da molti anni. Anche su questo punto proseguiremo la nostra mobilitazione.
Ritiene che le misure sulla riduzione del cuneo fiscale introdotte nel decreto-lavoro appena varato dal governo siano sufficienti?
Sono state un primo passo importante. Un risultato, peraltro, che ci intestiamo, considerato che, per chiedere la riduzione del cuneo fiscale, avevamo messo in campo uno sciopero già con il precedente Governo. Si tratta di una nostra rivendicazione storica e aver ottenuto un primo risultato è sicuramente un fatto positivo. Tuttavia, la UIL ritiene che sarebbe stato necessario spingersi oltre, riducendo in modo più sostanzioso il gap tra lordo e netto in busta paga e rendendo strutturale il provvedimento. Ed è esattamente ciò che chiediamo venga fatto in occasione della prossima manovra.
La scarsa capacità delle imprese italiane di innovare prodotti e di conquistare nuovi mercati sono tra le cause dell’aumento del precariato e della sostanziale stagnazione del lavoro stabile. Su questo tema quali sono le proposte della UIL?
È esattamente ciò che sosteniamo quando parliamo di scarsa produttività del sistema, che non è correlabile esclusivamente al lavoro, bensì alla carenza di innovazione nei processi e nei prodotti, oltreché a un’inadeguatezza del territorio che spesso, nelle sue strutture, non è di supporto all’attività delle aziende. Tutto ciò rischia di rendere meno competitive le imprese con tutte le prevedibili ripercussioni sul tessuto sociale ed economico. Su questo terreno noi siamo disponibili a confrontarci sia dal punto di vista contrattuale sia nel rapporto con le istituzioni locali e nazionali. Se le aziende sono disponibili a reinvestire una quota degli utili per innovarsi e per accrescere la produttività, il Sindacato e i lavoratori sono pronti a fare la loro parte. In questo contesto, si pone anche una questione relativa agli investimenti in infrastrutture, che può essere affrontata nell’ambito della discussione sul PNRR, dal Governo e dalle Regioni. Questa è l’ultima occasione per provare, finalmente, a modernizzare il Paese e a rilanciarlo per un progetto di sviluppo strutturale e duraturo. Così si combatte la precarietà, dando una prospettiva concreta ai tanti giovani che oggi non trovano lavoro, se non precario, e che, spesso, neanche studiano, proprio perché non intravedono quelle opportunità di lavoro stabile che sono condizione necessaria alla costruzione di un solido futuro. Si inserisce, infine, in questo quadro la proposta della UIL di sottoscrivere un Patto, sul modello di quello spagnolo, per limitare i contratti a tempo determinato solo ai casi di picchi produttivi o per le esigenze rappresentate dagli stessi lavoratori.
A leggere i giornali sembra che i rapporti tra sindacati e Confindustria siano assai tesi. Quali sono i punti di maggior frizione?
È impossibile elencare i punti di maggior frizione, semplicemente perché con Confindustria non ci sono incontri: se non c’è un tavolo, è difficile misurare le distanze. Per quanto possa apparire paradossale, nonostante la nostra disponibilità, non si sono create le condizioni per avviare un confronto. Questo è il vero problema. In una fase iniziale, era stata anche evocata la necessità di un Patto, ma su quali contenuti non è mai stato possibile capirlo. E poiché per la UIL conta solo il merito delle proposte, cambiali in bianco non se ne firmano. In realtà, se si volesse dare credito ad alcune dichiarazioni, ci potrebbe anche essere qualche terreno comune sul quale confrontarsi. Anche dal fronte imprenditoriale, ad esempio, è stata avanzata la richiesta di un’adeguata riduzione del cuneo fiscale, ma poi non c’è stato alcun seguito a queste esternazioni. Insomma, verrebbe da dire: se Confindustria c’è, che batta un colpo.
Il ministro della Pubblica Amministrazione ha promesso di impegnarsi per trovare le risorse da destinare ai rinnovi contrattuali 2022-2024 del pubblico impiego. Cosa può fare il sindacato affinché il ministro mantenga la promessa?
Ecco, la parola giusta è proprio “promessa”, perché di concreto, al momento, non c’è ancora nulla. La verità è che mancano le risorse per rinnovi contrattuali dignitosi, che siano in grado di dare risposte ai problemi a cui abbiamo accennato prima. Nell’incontro che, qualche tempo fa, abbiamo avuto con il ministro Zangrillo, nonostante il suo dichiarato impegno, che gli riconosciamo, questo fatto è emerso, seppur implicitamente, proprio dalle sue stesse parole: nei fatti, ancora non sono stati stanziati i soldi necessari a sottoscrivere contratti adeguati. In realtà, tra prolungati blocchi della contrattazione, mancata applicazione della detassazione alla contrattazione di secondo livello ed epocali differimenti dei trattamenti di fine rapporto, solo per citare le questioni e le criticità più eclatanti, proprio queste lavoratrici e questi lavoratori sono stati già sistematicamente penalizzati. Eppure stiamo parlando di quelle persone che, spesso grazie ai loro sacrifici personali, consentono il funzionamento della macchina statale e locale. Ecco perché noi vogliamo e dobbiamo rivendicare l’incremento delle risorse per la Pubblica Amministrazione e la valorizzazione del lavoro pubblico: è una questione di giustizia sociale, di efficacia del servizio alle cittadine e ai cittadini e di efficienza economica dell’intero sistema.
Roma, 23 giugno 2023
A cura dell’Ufficio comunicazione UIL Pubblica Amministrazione