Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e dicembre sono state 555.236 (+0,2% rispetto allo stesso periodo del 2020), 1.221 delle quali con esito mortale (-3,9%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 55.288 (+22,8%). I dati sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus
ROMA – Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di dicembre. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle del “modello di lettura” con i confronti “di mese” (dicembre 2020 vs dicembre 2021) e “di periodo” (gennaio-dicembre 2020 vs gennaio-dicembre 2021).
Gli open data pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Inail, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2021, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.
In occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Inail di metà anno, saranno disponibili dati annuali più consolidati rispetto a quelli diffusi con le rilevazioni mensili, corredati anche dall’informazione sugli esiti della definizione amministrativa (riconosciuti, negativi e in istruttoria).
Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie, effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.
Il confronto tra il 2020 e il 2021 richiede molta prudenza. L’emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus ha, infatti, fortemente condizionato l’andamento infortunistico del 2020 e 2021, che rappresentano quindi anni “anomali” e poco rappresentativi per i confronti temporali. Il 2020, in particolare, più del 2021 risente anche del mancato conteggio di un rilevante numero di “tardive” denunce (in particolare mortali) da contagio Covid-19, pervenute anche successivamente alla data di rilevazione del 31 dicembre 2020.
Ciò premesso, nel periodo gennaio-dicembre 2021 si registra, rispetto all’analogo periodo del 2020, un lieve aumento delle denunce di infortunio in complesso, un decremento di quelle mortali e una risalita delle malattie professionali.
Bollettino trimestrale
DENUNCE DI INFORTUNIO
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state 555.236, 896 in più (+0,2%, contro il +2,1% della rilevazione al 30 novembre) rispetto alle 554.340 del 2020, sintesi di un decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel trimestre ottobre-dicembre (-16%), nel confronto tra i due anni.
I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un aumento degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+29,2%, da 62.217 a 80.389 casi), che sono diminuiti del 32% nel primo bimestre del 2021 e aumentati del 50% nel periodo marzo-dicembre (complice il massiccio ricorso allo smart working nell’anno 2020, a partire proprio dal mese di marzo), e un decremento del 3,5% (da 492.123 a 474.847) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, calati dell’11% nel primo trimestre 2021, aumentati del 18% nel semestre aprile-settembre e calati di nuovo nel trimestre ottobre-dicembre (-22%).
Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nel 2021 è diminuito su base annua del 4,7% nella gestione Industria e servizi (dai 487.369 casi del 2020 ai 464.401 del 2021), è aumentato del 2,6% in Agricoltura (da 26.287 a 26.962) e del 57,0% nel Conto Stato (da 40.684 a 63.873). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quelli dell’amministrazione pubblica (-27,4%) e, soprattutto, della Sanità e assistenza sociale, che nel 2021, pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi (quasi 40mila denunce), presenta una riduzione del 53,1% degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto alle oltre 84mila denunce registrate nel 2020 (sintesi di un +164% del primo bimestre, di un -67% del periodo marzo-giugno, di un +14% nel bimestre luglio-agosto e di un -75% tra settembre e dicembre).
Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-9,2%), al contrario del Nord-Est (+6,4%), del Centro (+5,2%), delle Isole (+4,8%) e del Sud (+0,1%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali in tutte quelle dell’area Nord-Ovest, a cui si aggiungono la Provincia autonoma di Trento, la Campania e la Puglia, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Molise, Umbria e Calabria.
Il lieve aumento che emerge dal confronto del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che presenta oltre 34mila denunce in più (da 320.609 a 354.679 denunce, pari al +10,6%), mentre quella femminile registra oltre 33mila casi in meno (da 233.731 a 200.557, pari a -14,2%). L’incremento ha interessato solo i lavoratori extracomunitari (+8,6%), al contrario di quelli italiani (-0,8%) e comunitari (-8,0%). L’analisi per età mostra incrementi tra gli under 34 (+20,5%) e per gli over 70 (+4,7%) e decrementi per i 35-69enni (-8,1%).
CASI MORTALI
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nel 2021 sono state 1.221, 49 in meno rispetto alle 1.270 registrate nel 2020 (-3,9%). Il confronto tra il 2020 e il 2021 degli open data mensili, come detto, richiede però cautela, in quanto i dati delle denunce mortali, più di quelli delle denunce in complesso, risentono di una maggiore provvisorietà anche in conseguenza della pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare tempestivamente alcune “tardive” denunce mortali da contagio.
Si fa notare, inoltre, che i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo che è intercorso un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio. Per un confronto più corretto e puntuale, si dovrà quindi fare riferimento alla Relazione annuale dell’Istituto di metà anno, in occasione della quale saranno diffusi i dati degli open data annuali (più consolidati di quelli mensili), con l’aggiornamento al 30 aprile 2022.
Ciò premesso, a livello nazionale i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano, pur nella provvisorietà dei numeri, un aumento solo dei decessi avvenuti in itinere, passati dai 214 casi del 2020 ai 248 del 2021 (+15,9%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,9% (da 1.056 a 973).
La gestione Industria e servizi è l’unica a far registrare un segno negativo (-6,0%, da 1.106 a 1.040 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura, che passa da 113 a 128 denunce (+13,3%), e del Conto Stato da 51 a 53 (+3,9%). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 283 a 318 casi mortali), nel Nord-Est (da 242 a 276) e nel Centro (da 215 a 227). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 425 a 313) e nelle Isole (da 105 a 87).
Il decremento rilevato tra il 2021 e il 2020 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali sono passati da 138 a 126 (-8,7%), sia a quella maschile, che è passata da 1.132 a 1.095 (-3,3%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 1.080 a 1.036) e comunitari (da 61 a 48), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 129 a 137. Dall’analisi per fasce d’età emergono incrementi per gli under 34 (+6 casi) e per la classe 40-49 anni (+55), e decrementi in quelle 35-39 anni (-12) e over 50 (-98 decessi, da 852 a 754).
Alla data del 31 dicembre risultano 17 incidenti plurimi avvenuti nel 2021 per un totale di 40 decessi, 23 dei quali stradali (due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa, due in provincia di Bologna e due in provincia di Ferrara ad aprile, sette in provincia di Piacenza, due a Catanzaro a ottobre e due a dicembre a Modena).
Due lavoratori hanno perso la vita a seguito di un crollo di un fabbricato in provincia dell’Aquila a marzo, due a causa di inalazione di vapori tossici in provincia di Pavia a maggio, due per esplosione/incendio di un capannone in provincia di Perugia a maggio, due per soffocamento durante la pulizia di una cisterna in provincia di Cuneo a giugno, altri due intossicati da monossido di carbonio sempre in provincia di Cuneo a luglio, due sono stati travolti da una lastra di cemento in Valle d’Aosta ad agosto, a novembre due operai sono deceduti per ustioni da congelamento per uscita di azoto liquido in una cisterna in provincia di Milano e, infine, a dicembre altri tre operai sono rimasti schiacciati da una gru a Torino.
Nel 2020, invece, gli incidenti plurimi registrati tra gennaio e dicembre erano stati 13, con 27 casi mortali denunciati, circa la metà dei quali stradali.
DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel 2021 sono state 55.288, oltre 10mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+22,8%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio, di un aumento del 54% in quello di marzo-settembre, di un lieve calo dello 0,4% a ottobre e di un nuovo incremento del 18% nel bimestre novembre-dicembre, nel confronto tra i due anni.
Le patologie denunciate tornano quindi ad aumentare, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti. Nel 2020, infatti, i vari arresti e ripartenze delle attività produttive hanno ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo, lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione stradale e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia, rimandandola al 2021.
L’incremento registrato ha interessato sia la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (+23,2%, da 37.052 del 2020 a 45.632 casi del 2021), sia quelle dell’Agricoltura (+22,2%, da 7.504 a 9.167) e del Conto Stato (+4,7%, da 467 a 489), e tutte le aree territoriali del Paese: Nord-Ovest (+22,7%), Nord-Est (+29,4%), Centro (+22,1%), Sud (+26,6%) e Isole (+6,1%).
In ottica di genere si rilevano 7.436 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 32.951 a 40.387 (+22,6%), e 2.829 in più per le lavoratrici, da 12.072 a 14.901 (+23,4%). Aumentano sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 41.882 a 51.142 (+22,1%), sia quelle dei comunitari, da 1.052 a 1.312 (+24,7%), e degli extracomunitari, da 2.089 a 2.834 (+35,7%).
Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (36.163 casi), del sistema nervoso (6.337) e dell’orecchio (3.614) continuano a rappresentare, anche nel 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori (1.702) che superano quelle del sistema respiratorio (1.643), queste ultime le sole a registrare un calo rispetto al 2020.