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In Italia quasi un lavoratore su due è insoddisfatto

L’European social survey ha classificato 30 paesi del mondo secondo il grado di soddisfazione degli occupati. La ricerca compara a le opinioni dei lavoratori su varie tematiche quali: nuove tecnologie, benessere, lavoro, apprendimento, salute e immigrazione.

 

Dai risultati del rapporto, recentemente presentato dall’Inapp, emerge che in Italia solo 47 occupati su 100 sono molto soddisfatti del proprio lavoro. Vanno meglio i Paesi nordici come Finlandia, Olanda o Islanda, con il 70%. Più insoddisfatti di noi: Grecia, Serbia, Polonia, Spagna e Repubblica Ceca.

 

Queste differenze dipendono dal livello d’istruzione, dalla durata dei contratti, dal luogo di lavoro e dalla flessibilità oraria. All’aumentare dell’istruzione aumenta anche la soddisfazione lavorativa. La quota di occupati soddisfatti sale di 21 punti nel caso in cui si possa beneficiare di flessibilità oraria, mentre diminuisce se non c’è possibilità di scegliere il luogo di lavoro.

 

Infatti, in Italia solo il 15,7% degli occupati può scegliere l’orario e il 30,8% il luogo. Più penalizzati risultano i lavoratori con basso livello d’istruzione, bassa professionalità e contratti a tempo determinato; quindi, con minore autonomia lavorativa.

 

C’è dunque un legame tra l’insoddisfazione del personale e la qualità del lavoro in Italia. Secondo l’Osservatorio Hr Innovation Practice del Politecnico di Milano, appena l’11% dei lavoratori appaga le tre dimensioni del benessere occupazionale: psicologica, fisica e relazionale. Quasi un italiano su 2 risulta insoddisfatto e l’incidenza sale al 77% se si parla di under 27. Quegli stessi giovani che dovrebbero essere il motore della rinascita vedono soffocate le proprie ambizioni in un mercato del lavoro avaro.

 

La reazione a questa situazione è l’emergente tendenza del quiet quitter, cioè il 12% dei lavoratori italiani non è coinvolto emotivamente in ciò che fa e, non sentendosi valorizzato, utilizza al minimo le proprie energie limitandosi al minimo indispensabile.

 

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Redazionale

Roma, 10 ottobre 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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