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Il summit di Porto e il futuro dell’Europa Sociale

di Luca Visentini – Segretario generale Confederazione europea dei sindacati

Questo è un momento cruciale per l’Europa sociale. L’emergenza COVID ha messo a dura prova i nostri sistemi sanitari e di welfare, ha esacerbato le diseguaglianze, minacciando posti di lavoro e diritti individuali e collettivi. Tuttavia, Next Generation EU e i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza offrono l’opportunità di costruire un modello economico più sostenibile e inclusivo, abbandonando le politiche di austerità e neoliberiste del passato.

Il 7 maggio scorso, le istituzioni UE e le parti sociali si sono riunite a Porto alla presenza dei Capi di Stato e di Governo, per sottoscrivere l’impegno a sostenere il Piano di Azione per l’implementazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, pubblicato dalla Commissione qualche mese fa. Con le misure di emergenza dell’estate scorsa e con Next Generation EU, l’Unione europea ha segnato una significativa discontinuità rispetto al passato, ma ora è necessario rilanciare l’agenda sociale se vogliamo che la ripresa porti più equità e inclusione.

La strategia per la crescita dovrà assicurare una transizione ecologica e digitale in cui nessuno sia lasciato indietro, ma perché questo slogan si traduca in realtà è necessario che gli investimenti dei piani nazionali producano posti di lavoro di qualità nei territori più colpiti da queste trasformazioni.  Ciò richiede politiche attive per il lavoro, programmi di qualificazione e riqualificazione, misure per la salute e sicurezza, sistemi di protezione sociale universali con prestazioni adeguate. 

Dobbiamo proteggere il lavoro e il reddito dei lavoratori toccati dalla crisi, dobbiamo sfruttare gli investimenti per costruire un modello economico redistributivo e più giusto, che superi la dittatura del PIL e punti al benessere delle persone. La dimensione sociale e del lavoro deve essere integrata nei piani di ripresa e resilienza, non venire a cose fatte, come compensazione o palliativo.

 

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