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Fp Cgil e Uilpa: Ministero della Cultura allo sfascio per volontà politica

“Con un ulteriore atto che qualifica lo stile della nuova direzione politica del Ministero, l’emendamento che è stato ritirato in sede di conversione del decreto 75 a causa dell’ostruzionismo dell’opposizione, viene pari pari riproposto in un decreto legge omnibus, il 105 del 10 agosto scorso, licenziato dal Governo alla vigilia delle ferie estive, in allegra compagnia con una serie di provvedimenti che vanno dal contrasto agli incendi boschivi alle intercettazioni, insieme a disposizioni sul Covid, sulle tossicodipendenze, sulla formazione e carriera della magistratura e della dirigenza penitenziaria.

 

Un guazzabuglio di norme dove l’urgenza riguarda in gran parte esigenze politiche e non certo necessità stringenti ed in tale contesto si colloca perfettamente l’intervento riorganizzatorio del MIC, che in sostanza introduce un sistema per Dipartimenti (4 invece che i 5 previsti originariamente) e produce, come effetto a cascata, la decadenza di tutti gli incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia. Come già espresso nel comunicato unitario relativo all’emendamento siamo in presenza di un atto di grande arroganza del Governo, che interviene con misure finalizzate unicamente ad assumere il controllo politico dell’apparato interno, moltiplicando il sistema di nomine in capo direttamente al Ministro e determinando la decadenza di tutte le nomine dirigenziali il cui rinnovamento passerà certamente sotto la forca caudina della fidelizzazione politica”.

 

Lo scrivono in una nota Fp Cgil e Uilpa.

 

“E lo fa utilizzando in modo del tutto improprio lo strumento della decretazione d’urgenza, che invece servirebbe per avviare un piano straordinario di assunzioni per rimpolpare gli esangui organici che adesso dovranno supportare e sopportare un ennesimo intervento di ristrutturazione che nulla ha a che vedere con le reali esigenze di uffici non più in grado di sopperire a carenze spaventose”. “Nel merito – prosegue la nota – ribadiamo che l’organizzazione per Dipartimenti, già sperimentata inutilmente nel passato, non corrisponde per nulla alle esigenze organizzative di un Ministero caratterizzato da una capillare presenza sul territorio che si sostanzia nella necessaria autonomia decisionale in capo agli uffici periferici sia sul versante della tutela che in quello della valorizzazione.

 

In tutto questo, malgrado gli impegni solennemente assunti dal rappresentante del Ministro anche nell’ultima riunione del tavolo nazionale, nessun confronto preventivo è stato avviato con le parti sociali e nemmeno con il Consiglio Superiore sul progetto di riorganizzazione. Ci troviamo pertanto di fronte ad un atto compiuto che non avrà alcuna possibilità di modifica rendendo inutile qualunque confronto se non per inserire nei dispositivi applicativi la frasetta magica ‘sentite le Organizzazioni Sindacali’.

 

Ci auguriamo che tale modalità sia rigettata dalla totalità delle sigle sindacali e, per quanto ci riguarda, concorderemo con chiunque abbia a cuore le sorti del patrimonio culturale le opportune iniziative di protesta”, concludono.

 

Roma, 18 agosto 2023

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