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FMI. L’intelligenza artificiale investirà
il 60% dei posti di lavoro

Il dibattito sulla disoccupazione tecnologica si è arricchito di un nuovo capitolo: il rapporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il rapporto è intitolato Gen-AI. Artificial Intelligence and the Future of Work ed è presentato in occasione del World economic forum 2024 di Davos (15-19 gennaio).

 

Il Fondo Monetario Internazionale, la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio sono le tre principali istituzioni che controllano la politica economica di gran parte dei Paesi del mondo. Si tratta di istituzioni che nessuno ha eletto e che hanno un potere superiore a moltissimi governi nazionali, compreso quello italiano.

 

Per questi morivi il rapporto del Fondo sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) nel mondo del lavoro assume un significato particolarmente importante: indica una tendenza che i controllori dell’economia mondiale ritengono irreversibile.

 

Le previsioni del rapporto del FMI dicono che a subire gli effetti dell’IA saranno il 40% delle occupazioni nelle economie emergenti come India e Brasile, il 26% nei Paesi a basso reddito e il 60% nelle economie più avanzate come Europa e Stati Uniti. Si tratta di percentuali decisamente allarmanti che annunciano la sostituzione di intere categorie di lavoratori con le macchine.

A secondo delle attività esistono differenti livelli d’impatto sull’occupazione: attività che non necessitano di supporto tecnologico; attività ad alta esposizione con bassa complementarità, ossia che possono essere svolte dalle macchine; attività ad alta esposizione con alta complementarità che rischiano una parziale sostituzione e comportano l’apprendimento di nuove competenze per realizzare il lavoro complementare.

È evidente che la realizzazione di questi scenari implica effetti dirompenti sull’occupazione. Per il rapporto del Fondo esiste una consistente fascia di lavoratori, dal 30 al 40%, con bassa scolarizzazione e che svolgono attività ripetitive che in larga misura possono essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. Viceversa, avranno maggiori possibilità occupazionali i laureati in materie scientifiche e in misura minore i laureati in materie umanistiche.

 

Per quanto riguarda il lavoro pubblico è probabile che una serie di lavori di concetto come quelli svolti nei ministeri e in altre amministrazioni sarà investita dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale di tipo generativo. Pertanto, occorrerà progettare per tempo la riqualificazione del personale.

 

Luca Colafrancesco

 

Roma, 5 febbraio 2024

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