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Eurostat. L’Italia ha il peggiore tasso di occupazione dei neolaureati in Ue

In un Paese in profondo declino demografico come l’Italia i giovani sono sempre meno; nonostante rappresentino una “risorsa” sempre più scarsa, non viene però loro riconosciuto un valore economico corrispondente.

 

L’ennesima dimostrazione arriva dai nuovi dati Eurostat sui neolaureati dai 20 ai 34 anni di età, che nel corso del 2022 hanno toccato un tasso di occupazione da record (82%), a valle di una robusta crescita (+7%) dal 2014.

 

A migliorare sono anche le differenze di genere. Il divario nel tasso di occupazione tra neolaureati maschi e femmine si è ridotto al 2%, il dato più basso da 8 anni.

 

Tale divario viene spiegato da Eurostat guardando alla «natura dei campi studiati, in quanto vi sono differenze nella domanda del mercato del lavoro. Le donne e gli uomini tendono a studiare campi diversi: ad esempio, una percentuale maggiore di studenti di scienze e tecnologia tende ad essere di sesso maschile».

 

Soprattutto, restano però da superare disuguaglianze nei tassi di occupazione tra i vari Paesi dell’Ue. In Lussemburgo e Paesi Bassi i neolaureati che lavorano sono al 93%, seguiti da Germania (92%) e Malta (91%).

 

Al lato opposto della graduatoria si trova l’Italia, col tasso di occupazione tra i neolaureati più basso dell’Ue (65%); anche Paesi storicamente meno performanti del nostro sotto questo profilo, come Grecia (66%) e Romania (70%) fanno ormai meglio del nostro.

 

Si tratta di un dato che sottolinea una debolezza nella struttura economica italiana, più che nell’istruzione dei giovani: evidentemente la domanda di lavoro presente lungo lo Stivale richiede di coprire soprattutto mansioni non qualificate.

 

Nonostante i laureati italiani non siano abbondanti (i 30-34enni laureati sono il 26,8%, contro una media Ue del 41,6%), i pochi disponibili non vengono valorizzati. E questa mancata partecipazione al lavoro mina anche le pensioni future dei giovani, assieme alla tenuta dello Stato sociale nei prossimi anni.

 

Non a caso secondo Istat i 25-34enni sono «la classe di età più in difficoltà» in Italia, con quasi 5 milioni di giovani che mostra almeno un segnale di deprivazione in uno dei domini chiave del benessere (istruzione e lavoro, coesione sociale, salute, benessere soggettivo, territorio). Una possibile soluzione all’orizzonte resta quella della transizione ecologica, che garantirebbe lo sviluppo di posti di lavoro in particolare per le giovani generazioni.

 

 

Tassi di occupazione dei neolaureati di età compresa tra 20 e 34 anni, 2022

 

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