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Ener2Crowd. La rivoluzione green passa per le donne

Secondo uno studio realizzato dall’Icsr per conto della piattaforma Ener2Crowd.com, a pagare il costo del cambiamento climatico sono soprattutto le donne: esse rappresentano infatti l’82% degli sfollati dei disastri ambientali a livello globale e risultano, più spesso degli uomini, vittime delle calamità naturali. “Già negli Anni Sessanta del secolo scorso erano le donne a guidare le prime proteste ecologiche” osserva Niccolò Sovico, ceo, ideatore e co-fondatore di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico, che questo mese ha commissionato all’Icsr un sondaggio per valutare la partecipazione delle donne nell’ambito della Green Economy e della finanza alternativa verde.

L’economia verde si tinge di rosa. Anche nell’ambito dell’imprenditoria, le donne dimostrano una maggiore responsabilità ambientale e si muovono velocemente in più direzioni, dimostrano grande capacità di coniugare le sfide del mercato e la salvaguardia dell’ambiente. E se oggi la maggior parte dei settori produttivi sono alle prese con la crisi economica post-pandemica, fa eccezione quello della Green Economy che, secondo quanto rilevato per conto di Ener2Crowd.com dall’International Center for Social Research, vede impegnati in ruoli dirigenziali, o comunque in attività di rilevante importanza ai fini dello sviluppo e dell’attuazione degli obiettivi organizzativi, quadri e dirigenti che nel 58% dei casi sono donne.

“Nel comparto tecnologico, poi, le aziende guidate dalle donne rendono ai loro investitori il 35% in più rispetto a quelle guidate dagli uomini” osservano gli analisti di Ener2Crowd.com. Secondo quanto rilevato in un sondaggio realizzato durante la prima settimana di agosto 2022 dall’International Center for Social Research, il 53% degli investimenti nella finanza alternativa verde proviene dalle donne. E se consideriamo lo specifico comparto dell’energia sostenibile, le donne rappresentano il 55% del totale degli investitori.  

Per quanto riguarda il mondo del lavoro più in generale, anche qui i dati delle ‘quote rosa’ nella Green Economy sono incoraggianti. Se è vero che per quanto riguarda l’occupazione femminile l’Italia è fanalino di coda nel Vecchio Continente (solo il 52% delle donne ha un lavoro fisso), con il record negativo che spetta alla Sicilia con un tasso di occupazione femminile del 29%, nell’ambito della green economy le percentuali si invertono: il 58% delle donne impiegate in lavori green ricopre ruoli medio-alti, ribaltando le classiche statistiche sul mondo del lavoro.

Il comparto continua a crescere. Secondo le stime dell’Ilo (International labour organization),la Green Economy creerà a livello globale, entro il 2030, ben 24 milioni di posti di lavoro, molti dei quali destinati proprio alle donne (il calcolo è limitato al settore dell’energia, dell’edilizia, della mobilità elettrica e dell’efficienza energetica). La Green Economy diventa così il settore trainante dello sviluppo economico. Un settore sul quale si stanno concentrando sempre più aziende, soprattutto quelle dirette dalle donne, sempre più desiderose di adottare sistemi volti alla salvaguardia della salute umana e dell’ambiente attraverso l’abbattimento di qualsiasi forma di inquinamento.

Secondo le statistiche, le donne sono più orientate alla riduzione delle emissioni inquinanti (68%) ed al risparmio energetico (65%) e le imprese con una leadership femminile mostrano una maggiore attenzione ai temi della sostenibilità ambientale ed energetica: un’azienda rosa su 3 investe in prodotti e tecnologie green contro un’azienda su 4 di quelle guidate dagli uomini.