Nuovo governo, nuovo ministro della Pubblica Amministrazione. Ci saranno anche nuove soluzioni? Lo speriamo. Intanto proviamo a lanciare un’idea per affrontare subito la drammatica crisi degli organici. Una crisi che rischia di rallentare, se non addirittura di paralizzare, l’attività delle amministrazioni per l’attuazione del PNRR.
Allo stato attuale il programma di reclutamento nella P.A. presenta un quadro insoddisfacente e il ricambio generazionale non procede come dovrebbe. Specie nelle Funzioni Centrali, il processo di invecchiamento e depauperamento delle risorse umane non si arresta nonostante le nuove assunzioni effettuate nel biennio 2021-2022. E non si arresta principalmente per tre motivi:
- le assunzioni sono largamente insufficienti a compensare le uscite;
- un numero elevato di vincitori di concorso rinuncia al posto perché le condizioni offerte dal datore di lavoro pubblico non sono convenienti;
- la preannunciata introduzione di nuove forme di flessibilità in uscita quasi certamente contribuirà ad accentuare l’emorragia.
A questo quadro va aggiunto che i bandi di concorso pubblicati dopo la semplificazione operata dal decreto 80/2021 non sono serviti a far entrare frotte di giovani perché molti dei partecipanti erano in età matura. E comunque, giovani o non giovani, l’inserimento dei nuovi arrivati nelle amministrazioni richiede tempo e gradualità.
Allora cosa si può fare per favorire maggiormente il ricambio generazionale della P.A.? Per esempio si può utilizzare un passaggio del decreto 80/2021 che non è stato ancora adeguatamente applicato. Si tratta dell’art. 2 che prevede “l’attivazione di specifici progetti di formazione e lavoro nelle pubbliche amministrazioni” per l’acquisizione, attraverso contratti di apprendistato, di “competenze di base e trasversali”. In pratica si tratta dell’estensione al settore pubblico della norma sull’ “apprendistato professionalizzante” per giovani di età compresa tra 18 e 29 anni, finalizzato al conseguimento di una specializzazione professionale in base a regole definite nei contratti collettivi nazionali.
Adoperando questo strumento le professionalità verrebbero costruite sul campo in base alle reali esigenze delle amministrazioni, a cui spetta il compito di definire e attuare i progetti formativi. I fondi per avviare l’operazione sono già stanziati. Che cosa impedisce di metterla in pratica? Semplice: il decreto attuativo della Funzione Pubblica ha spostato quasi tutte le risorse su tirocini curriculari e alta formazione universitaria, lasciando poco margine di azione all’apprendistato professionalizzante. Che infatti ha visto l’applicazione limitata in via sperimentale a sole cinque amministrazioni centrali.
Non vorremmo che la prevista partecipazione del sindacato alla definizione dei percorsi formativi abbia spaventato qualcuno. Comunque sia, la nostra proposta è chiara: riapriamo la discussione per capire in che modo possiamo ridare vita a uno strumento così importante e così poco valorizzato. Il nuovo ministro sarà d’accordo?
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 28 ottobre 2022