Segretamente speravamo di esserci lasciati alle spalle la stagione delle politiche economiche lacrime e sangue a base di tagli alle pubbliche amministrazioni. Ma col nuovo esecutivo le nostre pur tenui speranze sono andate immediatamente deluse. Dobbiamo prenderne atto: chiunque salga al governo non riesce a immaginare che le solite vecchie, sbagliate e distruttive ricette economiche neoliberiste. Ricette che da decenni dimostrano di essere fallimentari per l’economia e per la società. Nonostante ciò la politica continua a perseverare nell’errore.
Anche il governo appena insediato, alle prese con gli enormi problemi lasciati in eredità dai predecessori, non trova niente di meglio che ripercorrere la solita strada in materia di spesa pubblica. E così il 4 novembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto che quantifica nuovi pesantissimi tagli di spesa a carico dei Ministeri per il periodo 2023-2025.
Lacrime e sangue, tanto per cambiare: 800 milioni di euro di risparmi previsti per il 2023, che saliranno a 1,2 miliardi nel 2024 e a 1,5 miliardi nel 2025. In tutto, fanno 3 miliardi e mezzo in un triennio sottratti alla disponibilità delle amministrazioni centrali. Tagli che andranno ovviamente a incidere sulla capacità dei Ministeri di svolgere i loro compiti istituzionali. Alla faccia del PNRR e della retorica sulla Pubblica Amministrazione da rilanciare e modernizzare attraverso nuovi investimenti sulle risorse umane, sulla formazione e sull’efficienza organizzativa.
Cambiano i governi, ma per la P.A. tutto continua esattamente come prima, specie per le amministrazioni centrali. La P.A. italiana è ancora e sempre il grande bancomat di una politica incapace di trovare soluzioni diverse da quelle imposte dalla follia neoliberista. Sempre le stesse invariabilmente. Da trent’anni e più.
Ma su chi pensano che si scaricheranno le conseguenze dei tagli? Chi pagherà le inefficienze che deriveranno dagli oltre 210 milioni di euro sottratti alla Giustizia? Dagli oltre 300 milioni sottratti alle Infrastrutture? Dai quasi 120 milioni sottratti all’Istruzione? Dai circa 250 milioni sottratti all’Interno? Dagli oltre 1.700 milioni sottratti all’Economia? Prima di tutto sui cittadini, è ovvio. E poi, a seguire, sui lavoratori pubblici. Che saranno costretti a svolgere le loro attività in condizioni organizzative sempre più scadenti e dequalificate.
Dopo tante nostre denunce sugli effetti perversi che le sciagurate spending review del passato hanno avuto sulla P.A. e sulla qualità dei servizi pubblici, speravamo che la politica ritrovasse la sua autonomia e invertisse la rotta. Le scelte dell’attuale governo confermano invece che la politica è l’ancella dell’economia. Per quanto riguarda la P.A. il sindacato farà in modo da risvegliarla dal suo torpore.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 9 novembre 2022
In allegato il DPCM 7 novembre 2022