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Colombi. Senza il confronto con i lavoratori
l’I.A. moltiplicherà la burocrazia

La stampa ha avviato un’intensa campagna per accelerare l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione. Ovviamente la UILPA è favorevole alle nuove tecnologie, anche perché l’innovazione dei processi lavorativi dovrebbe migliorare la qualità del prodotto. Che nel caso della P.A. è rappresentato dagli innumerevoli servizi erogati alla collettività.

 

Non a caso, negli ultimi CCNL abbiamo previsto che in ogni singola amministrazione fosse creato un apposito organismo paritetico per discutere “tutto ciò che abbia una dimensione progettuale, complessa e sperimentale, di carattere organizzativo dell’amministrazione”. Oltre a ciò, fra le materie oggetto di contrattazione integrativa nazionale il sindacato ha ottenuto che fossero inseriti i “riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche inerenti all’organizzazione dei servizi.”

 

Purtroppo i nostri intenti spesso si infrangono dinanzi a politici e tecnocrati che parlano di intelligenza artificiale come se da sola potesse risolvere i problemi della P.A. Evidentemente costoro non conoscono le reali condizioni in cui versano gli uffici centrali e periferici delle amministrazioni del comparto Funzioni Centrali né la scadente condizione della Rete e dei supporti informatici in molte realtà.

 

Per essere più chiari: se qualcuno si illude che con l’intelligenza artificiale i procedimenti giudiziari diventeranno più brevi o le assegnazioni degli insegnanti nelle scuole avverranno in pochi minuti o le morti sul lavoro scompariranno, è fuori strada. E non c’è niente di peggio che lanciare all’opinione pubblica messaggi fasulli.

 

L’innovazione nella P.A. è una necessità. Ma a monte bisognerebbe rispondere ad alcune domande. Chi dovrà decidere per quali funzioni di pubblica rilevanza dovrà essere programmata l’intelligenza artificiale nelle varie amministrazioni? Chi controllerà l’imparzialità dei procedimenti? Chi valuterà i risultati? Come sarà garantita la privacy?

 

Non sono problemi nuovi. Di architetture digitali calate dall’alto per governare piattaforme, gestire processi e integrare funzioni ne abbiamo viste nascere tante negli ultimi anni. Ma sebbene si siano già spese ingenti risorse pubbliche, abbiamo seri dubbi che il rapporto fra cittadini e P.A. sia molto migliorato. In cambio, si sono moltiplicate le procedure e gli adempimenti burocratici sia carico degli utenti che degli operatori pubblici.

 

Conclusione: qualunque innovazione deve avvenire con il consenso dei lavoratori e con il pieno coinvolgimento delle loro rappresentanze. Altrimenti è inevitabile che l’I.A. finisca per alimentare un’inutile e dispendiosa burocrazia digitale.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

 

Roma, 28 febbraio 2024