Oggi scattano le nuove regole previste dal decreto-legge n. 1/2022 sull’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori over 50 e valide fino al prossimo 15 giugno. Ciò significa che chi ha compiuto 50 anni non potrà recarsi al lavoro senza il cosiddetto green-pass “rafforzato” (avvenuta vaccinazione o guarigione da Covid-19). I lavoratori sprovvisti saranno considerati assenti ingiustificati con sospensione della retribuzione e di tutti i compensi comunque denominati.
La stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici non corre questo rischio essendo la quota dei vaccinati al di sopra del 90%. Resta una minoranza di non vaccinati che, per quanto esigua, potrebbe mandare in crisi molti uffici che già si trovano in grossa difficoltà per la cronica carenza di risorse umane.
Al di là di questo aspetto e a prescindere dal giudizio sui comportamenti individuali, privare completamente un lavoratore dei mezzi di sostentamento è un atto troppo pesante, specialmente in una fase in cui il costo della vita sta salendo alle stelle a causa dell’inflazione fuori controllo. C’è in gioco la sopravvivenza delle persone e delle loro famiglie, specie se monoreddito.
Naturalmente il nostro giudizio non intende surrettiziamente allentare le disposizioni di contrasto all’epidemia, né rinunciare alla strategia di rigore e cautela adottata dal governo nella lotta al Covid-19. Tuttavia, ultimamente i segnali di miglioramento della situazione epidemiologica in Italia e nel resto del mondo sembrano più evidenti. E allora è forse giunto tempo di rivedere (senza stravolgerne il senso) alcune disposizioni varate in una fase di estrema criticità emergenziale che ci stiamo lasciando alle spalle valutando meglio le gravi conseguenze sociali che quelle disposizioni possono determinare in una situazione di grande sofferenza materiale e morale come quella in cui versa oggi il Paese.
Rivolgiamo quindi un appello al governo e a tutte le forze politiche affinché in sede di discussione parlamentare per la conversione del DL 52 sia inserito un provvedimento che riconosca ai lavoratori sospesi almeno una parte dello stipendio a titolo assistenziale. Ciò sarebbe anche coerente con la recente sentenza del TAR del Lazio secondo cui privare dello stipendio un lavoratore che non si è sottoposto all’obbligo vaccinale costituisce un “pregiudizio grave e irreparabile”.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 15 febbraio 2022