Così come i nonni servono per sopperire alle carenze del Welfare State italiano, allo stesso modo i pensionati sono richiamati in servizio per riparare i danni fatti da governi e politici di tutti i colori nei confronti della Pubblica Amministrazione da oltre vent’anni a questa parte.
Poco prima delle vacanze pasquali abbiamo infatti appreso dalla stampa che, fino al 31 dicembre 2026, le amministrazioni dello Stato titolari di interventi previsti dal PNRR potranno avvalersi di consulenti pubblici e privati in pensione.
Il perché di questa decisione è presto detto: le iniziative promosse dal Governo per la realizzazione del PNRR non stanno funzionando come dovrebbero, a iniziare dai concorsi sprint. E allora ancora una volta la politica cerca di mettere pezze agli errori che essa stessa ha commesso.
C’è da chiedersi: quest’altra trovata funzionerà? Riusciremo a presentare per tempo i progetti per i quali abbiamo ricevuto cospicui finanziamenti dall’Europa? Finanziamenti, che è bene non dimenticare mai, sono sottoposti a ben 500 condizionalità, mirano a precarizzare il lavoro pubblico e a privatizzare i servizi dello Stato e in larga misura andranno restituiti costituendo una pesante ipoteca per le giovani generazioni.
Ma restiamo sul nostro tema con altre domande: qual è la spesa prevista per questo esercito di consulenti? È stato fatto un bilancio costi-benefici? Come sarà garantita la trasparenza? Siamo davvero sicuri che i titoli presentati corrispondono all’effettiva capacità del candidato? Quali protezioni sono messe in atto per ripararsi dall’italico clientelismo? Quali provvedimenti saranno presi per eventuali progetti che non dovessero essere approvati?
È chiaro che l’arruolamento dei pensionati dichiara il panico in cui si trova il “governo dei migliori”. Non sanno più che pesci prendere e inventano soluzioni piene di incognite. Per l’ennesima volta calano le decisioni dall’alto senza consultare i lavoratori, le organizzazioni sindacali e senza fare la cosa più semplice di tutte: una ricognizione per verificare la mappa delle professionalità interne alla Pubblica Amministrazione e non utilizzate. Si sarebbero accorti di quante energie sopite dispone lo Stato e probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di ricorre ai pensionati. Ma per fare queste semplici mosse occorrerebbero dei politici che conoscono la Pubblica Amministrazione. Invece si limitano a governarla: male come hanno fatto fino a adesso e stanno continuando a fare.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 20 aprile 2022