Da qualche tempo il governo italiano ha varato una piattaforma open source ParteciPa “dedicata ai processi di consultazione e partecipazione pubblica”. Ottima iniziativa. Anche perché invita i cittadini, gli operatori economici, i professionisti e lavoratori del pubblico impiego a compilare dei questionari on-line allo scopo di individuare e semplificare le procedure maggiormente critiche.
Quando nel 2019 sono apparse le prime consultazioni ci siamo detti: finalmente quanto abbiamo predicato per anni ha trovato accoglienza tra gli alti papaveri. Tanto più in un momento storico in cui cittadini e i lavoratori avvertono la netta sensazione di essere esclusi dai processi decisionali che li riguardano.
Gli anni sono passati e sono state concluse ben 17 consultazioni su differenti temi: dalla famiglia al piano locale di Palermo, dalle competenze digitali al lavoro agile e così via. Ben tre di queste consultazioni riguardavano la semplificazione della P.A. Ecco i titoli: “Semplifichiamo!”; “La voce delle imprese per rendere la PA più semplice”; “La voce e dei cittadini per rendere la PA più semplice”. Tutti e tre i sondaggi non hanno dato grandi risultati né in termini di partecipazione né in termini di cambiamenti concreti nell’operatività degli uffici pubblici. In pratica sono rimasti lettera morta.
Oggi siamo al quarto sondaggio intitolato “Facciamo semplice l’Italia”. Sarà la volta buona? Ce lo auguriamo. D’altra parte gli obiettivi del governo sono ambiziosi: semplificare 600 procedure entro il 2026 (di cui 200 entro il 2024) nell’ambito degli obiettivi del PNRR “per favorire il rilancio e la modernizzazione del Paese”. Stavolta ce lo chiede l’Europa e qualcosa bisognerà pur semplificare.
Ma, intanto, se osserviamo i sondaggi destinati alla semplificazione della PA rileviamo che non hanno alcun carattere scientifico. Quindi su quali basi la politica può prendere decisioni? O forse le decisioni sono già state prese dato che gli esiti della consultazione saranno illustrati al Festival dell’Economia di Trento “in partnership con il Gruppo Sole 24 Ore e l’Università Luiss Guido Carli”?
Se così fosse si confermerebbe che sul miglioramento dell’efficienza della P.A. il governo sente il bisogno di interfacciarsi principalmente, se non esclusivamente, con la grande industria privata. La quale punta essenzialmente a ridurre i tempi di attesa e a eliminare i cosiddetti “lacci e lacciuoli” della burocrazia per tutelare i propri interessi. Interessi legittimi, ma si dimentica che qualunque intervento sulle procedure amministrative ricade sull’attività operativa delle strutture e sull’organizzazione del lavoro degli uffici interessati. Ad esempio, se i tempi di attesa di una pratica si riducono della metà c’è da chiedersi se le strutture coinvolte hanno il personale sufficiente per far fronte al maggior carico di lavoro. In linea di massima no perché in media gli uffici pubblici sono sottorganico. E allora che succede? Succede che il Sole 24 Ore grida allo scandalo per l’inefficienza della macchina dello Stato.
Se davvero si vuole il bene del Paese il percorso per la messa a terra della semplificazione deve partire non da un confronto digitale su Internet, ma da un confronto reale, permanente e a tutto campo con i rappresentanti del mondo del lavoro pubblico. Cioè, con coloro che ogni giorno sono coinvolti in prima persona negli adempimenti e nelle procedure da semplificare. E poiché conoscono la macchina della burocrazia dall’interno, sanno perfettamente dove, come e perché una determinata procedura in una determinata amministrazione rallenta o si blocca.
Più che di club esclusivi, di accademici ed esperti del mondo imprenditoriale, ciò di cui si sente davvero il bisogno per semplificare la burocrazia italiana al tempo del PNRR è una dose massiccia di senso pratico abbinato a una buona conoscenza della macchina amministrativa pubblica e a una robusta esperienza di lavoro maturata sul campo.
Continuare a escludere gli operatori della P.A. dai momenti decisionali che stanno a monte dei processi produttivi, spendendo (con risultati modesti) il denaro dei contribuenti in consulenze, esperti, convegni e piattaforme, è una scelta che ha ben poco a che vedere con la partecipazione e con la semplificazione.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 13 maggio 2022