In linea con la guerra ai lavoratori dichiarata dal neoliberismo il governo ha appena sfornato un Codice di comportamento che nega ai dipendenti pubblici il diritto di parola. A costoro sarà infatti vietato di esprimere sui social network opinioni che possano “nuocere al prestigio e all’immagine” della Pubblica Amministrazione. Quindi, i lavoratori che ogni giorno subiscono le scelte sbagliate della politica, quelle di megadirigenti chiusi nei palazzi e l’invadenza di rapaci consulenti non potranno esercitare alcuna critica.
Non potranno farlo perché “nuocere al prestigio e all’immagine” della P.A. vuol dire tutto e non vuol dire niente. Ma di sicuro le violazioni al Codice di comportamento possono dar luogo a responsabilità civile, penale, amministrativa, contabile e, a seconda della gravità, sono passibili anche di pesanti sanzioni disciplinari.
Chi stabilisce come e perché un lavoratore incrina il prestigio dell’amministrazione? Quali sono i criteri? Non si sa. Tutto è affidato alla discrezionalità del datore di lavoro pubblico a cui viene delegato un potere di controllo etico che, se non circoscritto, può portare facilmente a forme di abuso e di ingerenza inaccettabili. Ma circoscrivere l’etica, il prestigio e l’immagine in base a criteri oggettivi è impossibile.
Eppoi se il problema è l’immagine della P.A., allora la politica dovrebbe imporre anche un Codice di comportamento alla stampa visto che gode di finanziamenti pubblici senza i quali non riuscirebbe a sopravvivere. Stesso discorso varrebbe per gli industriali visto i loro continui assalti alle casse dello Stato. Invece stampa e padronato non fanno altro che infangare le amministrazioni pubbliche e i loro dipendenti senza che la politica intervenga. E quando interviene cosa fa? Mette il bavaglio ai lavoratori.
E ora qualche domanda al neo-Ministro della P.A. Come avverrà in concreto il controllo delle pagine social dei dipendenti? In ogni amministrazione ci sarà una task-force dedicata? E sarà attiva H24, 7 giorni su 7, opererà a campione, a caso? E chi sono i controllori? Verrà istituito un corpo di polizia per l’onore della P.A? O si vuole istaurare un regime di paura che induca i dipendenti pubblici all’autocensura?
Viene il sospetto che l’apertura di questo fronte sia una mossa per distrarre l’attenzione dai problemi veri della P.A. e per i quali il governo attua le solite ricette neoliberiste. Il sospetto è legittimo perché il Codice nella sua forma attuale contiene già tutte le indicazioni necessarie affinché i dipendenti pubblici in ogni occasione si astengano da situazioni e comportamenti che possano “nuocere agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione”. Allora a a che serve questo giro di vite, se non a limitare la libertà di espressione dei cittadini-lavoratori dentro e fuori il luogo di lavoro?
Pian piano il neoliberismo sta riportando la P.A. italiana a tempi bui che speravamo di aver definitivamente superato. Invece oggi il diritto di sciopero è imbrigliato; l’autoritarismo sabaudo è la cifra culturale della politica e dell’alta dirigenza; i lavoratori sono esclusi da ogni decisione; sono in vigore norme punitive per il dipendente che si ammala; la sproporzione degli stipendi tra un impiegato medio e un dirigente ha raggiunto livelli immorali; allo stesso tempo gli stipendi medi sono bassissimi e ora al dipendente si toglie anche la libertà di opinione. È davvero troppo e ormai la misura è colma. Attenzione, chi semina vento raccoglie tempesta.
Sandro Colombi, Segretario generale della UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 5 dicembre 2022