Riassumendo in una formula il senso della legge di bilancio 2023 appena approvata in Parlamento viene da dire: una P.A. sempre più debole, un lavoro pubblico sempre più povero e marginalizzato.
I 3 miliardi e mezzo di tagli alle spese dei Ministeri previsti per i prossimi tre anni e la penalizzazione dei dipendenti pubblici sono l’emblema della logica politico-economica che governa la nostra società, indipendentemente da quale forza politica vinca le elezioni. Sembra che la politica tutta abbia un solo obiettivo: peggiorare la qualità dei servizi pubblici.
Di fatto, oggi i lavoratori dello Stato sono la categoria che paga maggiormente il prezzo della crisi economica. Con un’inflazione a due cifre, le retribuzioni dei dipendenti della P.A. sono scientemente lasciate al ludibrio dei cosiddetti mercati che, grazie ad ignobili manovre speculative, operano un continuo trasferimento di ricchezza a vantaggio delle classi più ricche.
Avevamo rivolto al governo tre richieste: detassare la produttività dei pubblici dipendenti al pari di quanto giustamente stabilito per i privati; rendere non riassorbibile l’indennità una-tantum prevista per il 2023 al posto del rinnovo dei CCNL scaduti; eliminare l’ingiusta penalizzazione del lavoro pubblico sulle modalità applicative di “quota 103”. Nessuna di queste proposte è stata presa in considerazione.
Né di certo può bastare a risollevare lo stato di degrado in cui versano gli uffici delle amministrazioni centrali la spolverata di nuove assunzioni autorizzate per i prossimi anni presso qualche ente che versa in condizioni operative al limite del collasso. Nel frattempo, quanti usciranno per fine servizio?
Dobbiamo con amarezza prendere atto che in questo Paese la politica non ha a cuore il rilancio del settore pubblico. I bilanci dei ministeri continuano ad essere utilizzati come bancomat per finanziare gli interventi più disparati. Ai lavoratori pubblici si continua a chiedere di organizzarsi per produrre di più con meno risorse. Si va avanti così da trent’anni a questa parte. E allora chiediamo al ministro e al governo: dov’è la vostra tanto sbandierata discontinuità?
Se questa è la programmazione che punta a fare della P.A. il volano per lo sviluppo del Paese nei prossimi anni, i conti non tornano. E allora dobbiamo farli i conti. E la politica stia certa: da gennaio li faremo.
Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione
Roma, 30 dicembre 2022