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#CaporalAlt. Il caporalato è mafia,
fondamentale il ruolo del consumatore

Sul caporalato ci sono molti luoghi comuni. Lo sfruttamento lavorativo non riguarda, però, soltanto gli immigrati, l’agricoltura e il Sud.

Nel 2022 sono stati circa 230mila i lavoratori irregolari, vittime di caporali e imprenditori. Tra loro donne, immigrati e 10 Mila minori. Numeri che non fotografano la realtà invisibile di chi lavora senza contratti, orari, stipendio, riposo e, soprattutto, rispetto.
L’intermediazione illegale di manodopera è presente in maniera omogenea in tutto il Paese, in particolare in Puglia, Sicilia, Calabria e Campania, ma anche in vaste aree del Nord, tra cui Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Le aree caratterizzate, infatti, dall’esistenza di caporalato sono 405, 129 individuate al Nord e 123 al Sud.
Le vittime del caporalato non si nascono solo nei campi, ma sono presenti anche nell’edilizia, nel tessile, nella logistica, nei trasporti e, ultimamente, anche nei servizi di cura alla persona. Ed è proprio dove mancano servizi di prossimità e infrastrutture efficienti che si radica il caporalato.

È quanto emerso nel corso dell’evento conclusivo del progetto “#Caporalt. Il caporalato è mafia” realizzato da Adoc Nazionale e dal partner Next – Nuova economia per tutti, che si è svolto oggi a Portici, in provincia di Napoli.

Obiettivi del progetto, avviato nel 2021, il contrasto allo sfruttamento del lavoro e l’assistenza alle persone che ne sono vittime.
In questi anni, grazie al progetto #Caporalt siamo riusciti nell’intento attraverso la creazione di servizi informativi per i lavoratori, percorsi di inclusione e alfabetizzazione per stranieri, consulenza ed assistenza legale su diritti e contratti, supporto nella denuncia e, infine, grazie alle collaborazioni con aziende impegnate, sono stati attivati tirocini e stage.

Da anni l’Adoc è impegnata sui temi della lotta al caporalato e del contrasto allo sfruttamento dei lavoratori ed è convinta che la sola repressione nei confronti di chi sfrutta i lavoratori, seppur fondamentale, non sia sufficiente a risolvere il problema. È necessario – ha spiegato Anna Rea, Presidente Adoc Nazionale –affiancare i lavoratori e assisterli in tutte quelle situazioni che li rendono più deboli e quindi facili prede dei caporali, così come è fondamentale il ruolo del consumatore nella scelta dei prodotti che acquista – ha continuato Rea. La responsabilità sociale di ognuno di noi incide sullo sviluppo di un’economia inclusiva e sostenibile, di un’occupazione regolare con un lavoro dignitoso per tutti i lavoratori e, infine, di una cultura della legalità.

Per quanto già fatto resta ancora troppo da fare, sono migliaia e migliaia i lavoratori sfruttati che continuano a non avere voce e ancor più i consumatori inconsapevoli delle conseguenze delle proprie scelte a scaffale, ma resta vivo l’impegno dell’Adoc per continuare a contrastare lo sfruttamento dei lavoratori e per far sì che la persona diventi un consumatore consapevole.