C’è principalmente la Pubblica amministrazione al centro dell’intervista in esclusiva del Quotidiano di Sicilia a PierPaolo Bombardieri, Segretario generale della Uil.
“Se tu per dieci anni non assumi – ha spiegato nel corso del Forum – non curi la formazione e hai solo creato una classe dirigente ‘piegata’ alla politica, è evidente che hai un problema da risolvere”.
Poi però aggiunge: “La stragrande maggioranza del personale lavora diligentemente (…) Anche perché non è poi più così vero che la Pubblica amministrazione sia fatta di carrozzoni pieni di dipendenti: se guardiamo al numero degli addetti, in Europa siamo agli ultimi posti. In più vengono spesi ogni anno miliardi in consulenze, alcune delle quali evitabili se il personale fosse adeguatamente formato”.
Restiamo in ambito europeo: il Pnrr. Un piano che, però, pone come condizione per l’Italia quattro riforme fondamentali: Pubblica amministrazione, Giustizia, Concorrenza e Fisco.
“Sui tre obiettivi trasversali (giovani, donne e Mezzogiorno), trattandosi di scelte strategiche dettate dall’Europa, non si discute. C’è, però, poi una condizionalità di cui nessuno parla. È vero, ad esempio, che è stata accreditata all’Italia una prima tranche da 25 miliardi. Ma è altrettanto vero che sia questo “acconto”, che il saldo sono subordinati alla presentazione di progetti e di riforme. Per quanto riguarda il Fisco ricordiamo che siamo un Paese con un’evasione stimata in circa 110 miliardi. Dunque, noi andiamo a prendere dall’Europa 110 miliardi che, poi, dobbiamo restituire quando abbiamo in casa un tesoretto, certificato dalla Corte dei Conti, del quale nessuno si occupa? È evidente che questa sia una scelta politica. Quando, per risolvere il problema, basterebbe incrociare tre banche dati: Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Magistratura. Noi lo abbiamo proposto, ma la sensazione è che non ci sia la volontà, preferendo continuare con la politica dei condoni. Che, però, agevola la persuasione che se non paghi le tasse non ti succede niente. A livello europeo, invece, sono stati portati avanti progetti importanti come l’introduzione dal 2023 di una minimum tax al 15 per cento o l’obbligo per le multinazionali di pagare le imposte nei Paesi dove vendono prodotti e servizi. La proposta del sindacato va oltre: qualcosa di simile alla tassazione degli extraprofitti di guerra dopo il primo conflitto mondiale. In fondo, con questa pandemia, che è come se fossimo in guerra, ce lo sentiamo ripetere da oltre un anno”.