L’attività economica globale è rallentata nel periodo estivo e le stime di crescita nelle principali economie sono state riviste al ribasso per il prossimo anno. Il ciclo economico mondiale rimane fortemente condizionato dall’elevata inflazione, dalle difficoltà di approvvigionamento energetico e alimentare causate dal protrarsi del conflitto in Ucraina e acuite dalla siccità, nonché dal rallentamento dell’economia cinese. Le banche centrali di molti paesi stanno proseguendo nel processo di normalizzazione della politica monetaria per contrastare le pressioni inflazionistiche.
Le condizioni sui mercati finanziari globali sono peggiorate dalla scorsa primavera. In un contesto di progressivo rallentamento dell’attività economica e di rapido rialzo dei tassi di interesse a lungo termine, nelle principali economie avanzate si sono manifestati episodi di elevata volatilità e deterioramento della liquidità, anche sui mercati dei titoli di Stato. Le tensioni nel comparto delle materie prime, ormai in corso da quasi un anno, hanno comportato difficoltà per alcuni intermediari finanziari e per diverse imprese energetiche operanti sul mercato dei derivati su commodity. Potrebbero ancora verificarsi tensioni, nonostante alcuni paesi siano intervenuti per contenere le criticità.
I rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati anche in Italia, sebbene il sistema bancario, le famiglie e le imprese siano nell’insieme più solidi rispetto a passati episodi di turbolenza. Come per gli altri paesi dell’area dell’euro, l’incremento dei rischi è principalmente determinato dalla persistente instabilità geopolitica, dai rincari delle materie prime energetiche, dalle pressioni inflative e dal peggioramento delle prospettive di crescita, riviste al ribasso per il 2023.
Le condizioni della finanza pubblica hanno beneficiato della ripresa economica del 2021 e dei primi nove mesi del 2022. Per consolidare la tendenza alla riduzione dell’indebitamento netto e del debito pubblico rispetto al PIL sarà importante mantenere il controllo della spesa pubblica e conseguire un significativo e stabile aumento del potenziale di crescita, facendo leva anche sull’efficace e tempestiva attuazione del PNRR. Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, dopo un rilevante ampliamento negli ultimi mesi, è tornato sui livelli della scorsa primavera.
Prosegue la ripresa del mercato immobiliare. I prezzi nel comparto residenziale sono cresciuti con maggiore intensità rispetto al 2021, ma meno sia di quanto osservato in altri paesi dell’area, sia rispetto al contemporaneo rialzo dell’inflazione. Nel comparto non residenziale il calo dei prezzi si è attenuato.
I rischi per la stabilità finanziaria connessi con la situazione delle famiglie si mantengono contenuti. Dopo il favorevole andamento del reddito disponibile nella prima parte dell’anno, le prospettive sono peggiorate nel secondo semestre a causa del persistere di un’elevata inflazione. L’indebitamento rimane tuttavia stabile e basso nel confronto internazionale. Il costo medio dei prestiti in essere è lievemente aumentato ma resta su valori molto bassi. Il rientro dall’accomodamento monetario si sta trasmettendo sul costo delle nuove erogazioni, senza tuttavia esporre l’onere del servizio del debito a significativi rischi di rialzo.
La situazione finanziaria delle imprese risente del rallentamento dell’attività economica, dei rincari dei prodotti energetici e dell’aumento dei tassi di interesse. La capacità di servizio del debito permane tuttavia elevata. L’indebitamento è aumentato nei mesi estivi soprattutto per le imprese di maggiore dimensione, mentre sono diminuiti i finanziamenti verso le aziende più piccole. Nella seconda parte dell’anno il peggioramento delle condizioni di mercato si è riflesso negativamente sui costi del finanziamento obbligazionario.
La situazione delle banche è nel complesso solida, ma l’indebolimento delle condizioni macroeconomiche, le pressioni inflazionistiche e alcuni effetti dell’incremento dei tassi di interesse potrebbero incidere sui loro bilanci. Nel terzo trimestre la qualità degli attivi si è mantenuta buona e il tasso di deterioramento dei prestiti è rimasto su livelli storicamente bassi. La redditività nel primo semestre dell’anno è migliorata, soprattutto per l’aumento del margine di interesse. La patrimonializzazione si mantiene superiore a quanto osservato nel periodo pre-pandemico, seppure in calo sia per operazioni di riacquisto di azioni proprie, sia per la riduzione del valore di mercato dei titoli in portafoglio. In prospettiva la maggiore onerosità del debito potrà incidere sulla capacità di rimborso dei prestiti da parte di famiglie e imprese, con potenziali ricadute sulla qualità del credito. Potranno inoltre manifestarsi pressioni al rialzo sul costo della raccolta, anche a seguito della necessità di sostituire i fondi acquisiti attraverso la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO3) e di emettere strumenti idonei a soddisfare il requisito minimo di fondi propri e passività soggette a bail-in (MREL). Il livello di patrimonializzazione del sistema rimarrebbe comunque complessivamente adeguato anche se si realizzasse uno scenario macroeconomico peggiore di quello atteso, corrispondente allo scenario avverso pubblicato nel Bollettino economico di ottobre.
La patrimonializzazione del comparto assicurativo è in moderata flessione, rimanendo comunque su livelli elevati. La redditività nella prima metà del 2022 è stata negativa nella gestione vita, per le minusvalenze sui titoli in portafoglio. La posizione di liquidità del settore è stabile ed elevata nel confronto europeo. Nel comparto vita si osserva tuttavia un progressivo aumento del rapporto tra l’onere per i riscatti e i premi.
È proseguita la dinamica positiva della raccolta netta dei fondi comuni italiani, con una ricomposizione dei flussi da quelli obbligazionari a quelli azionari e monetari. Il grado di liquidità è ulteriormente migliorato, restando su valori elevati nel confronto storico. I rischi del comparto si confermano contenuti.