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Colombi. Taglio del cuneo: una norma confusa e statali nell’incertezza

Cominciano a diventare più chiare le modalità di attuazione delle norme sul taglio del cuneo fiscale contenute nell’ultima legge di bilancio (L. n. 207/2024, art. 1, commi 4-9). Per mesi la propaganda governativa ha spacciato questo provvedimento come un grande beneficio per i lavoratori dipendenti. Ora però ci si può rendere conto di come funziona davvero il meccanismo.

 

Intanto, abbiamo a che fare con una norma parecchio arzigogolata. E poi, il reddito da prendere in considerazione per calcolare se e in che misura si abbia diritto al taglio del cuneo fiscale (fino a un limite massimo di 40mila euro) è quello “complessivo”, fatto salvo il “reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e di quello delle relative pertinenze”.

 

Non serve essere esperti di materie fiscali per rendersi conto che con il criterio del “reddito complessivo” una larga parte della potenziale platea di destinatari resterà esclusa dal taglio del cuneo fiscale. Ma, oltre al danno, anche la beffa.

 

Da qualche giorno sul portale del sistema NoiPA è comparso l’avviso della messa in funzione di un applicativo che permette a ogni dipendente pubblico di rinunciare volontariamente ai benefici derivanti dalla riduzione del cuneo fiscale. Basta loggarsi con le proprie credenziali e scegliere di effettuare la rinuncia in pochi click. La procedura è consigliata a tutti coloro che prevedono di superare il limite massimo dei 40mila euro di reddito annuo per ottenere i benefici fiscali fissati dalla L. 207. Pena: il recupero in sede di conguaglio fiscale delle somme indebitamente percepite.

 

E così la responsabilità della corretta attuazione di una norma piena di trappole e cavilli viene riversata interamente sulle spalle dei lavoratori. I quali sono tenuti a prevedere se da qui a dicembre prossimo il loro “reddito complessivo” supererà, anche di poco, il tetto fissato per avere diritto al taglio del cuneo. E a scegliere entro il 25 maggio (cioè, tra pochi giorni) se rinunciare o meno.

 

Il minimo che possiamo attenderci è che, nella comprensibile incertezza in cui vengono gettati, molti lavoratori della P.A. si asterranno dal fare qualunque cosa in attesa che l’Agenzia delle Entrate provveda all’eventuale recupero. E comunque saranno costretti a sobbarcarsi l’onere e il rischio di un’operazione venduta mediaticamente come un grande vantaggio.

 

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

 

Roma, 23 maggio 2025