L’Italia è tornata a crescere, sia in termini di prodotto, che di occupazione. L’inflazione, dopo la recente fiammata, sembra essere oggi sotto controllo, ma il quadro macroeconomico, data la forte instabilità geopolitica, è ancora incerto. Il percorso di crescita in essere sconta il disallineamento tra domanda delle imprese e caratteristiche della forza lavoro, tra offerta formativa e fabbisogni di competenze, tra retribuzioni e potere d’acquisto, tra occupazione maschile e femminile, tra popolazione attiva e inattiva. La rotta della crescita è condizionata, più che mai, dall’impatto dell’invecchiamento demografico sulla popolazione in età di lavoro e sulla sostenibilità della spesa sociale, e dall’impatto della tecnologia digitale sull’obsolescenza delle professioni e sulla mobilità del lavoro. Non sarà sufficiente ricalibrare gli interventi, ma occorrerà adottare un nuovo approccio, un nuovo paradigma. Lo sviluppo sarà definito dall’interazione tra competenze, investimenti, produttività e nuove tecnologie. In tale nuovo contesto la ricerca scientifica dovrà contribuire alla corretta interpretazione dei cambiamenti e alla costruzione di proposte in grado di rimediare alle criticità.
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