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18.07.2014 – Pubblico impiego, al via la fusione dei fondi di previdenza integrativa Sirio e Perseo

 

Sindacati e Aran firmano l’intesa: “meno costi e più opportunità per i lavoratori”

Arriva il via libera ufficiale alla fusione dei fondi di previdenza integrativa del pubblico impiego che interesserà i lavoratori di Regioni, Enti locali, Sanità, Ministeri, Agenzie Fiscali, Enti pubblici non economici, Enac e Cnel. I sindacati di categoria hanno infatti firmato con l’Aran (l’agenzia negoziale del settore pubblico) il verbale d’intesa per aprire la strada all’unificazione del fondo Sirio e del fondo Perseo. Obiettivo dell’operazione: “abbattere i costi di gestione e rendere l’adesione alla previdenza complementare più favorevole per i lavoratori pubblici, in particolare per i giovani”.

 

“Il verbale sottoscritto – evidenziano Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl e Uil-Pa in una nota – contiene il formale nulla osta alla fusione dei fondi a partire dal 1° ottobre 2014 e dà il disco verde alle modifiche statutarie proposte dalle parti”.

 

Con l’accordo, continuano le quattro sigle, “si fissa in 30 mila la base minima di iscritti per il fondo, che prosegue ad accogliere nuove iscrizioni, e si procede alla razionalizzazione della struttura operativa. Da ottobre si partirà con una nuova compagine amministrativa e di controllo e con organi statutari sensibilmente ridotti rispetto agli attuali”.

 

Efficienza gestionale, riduzione dei costi fissi, abbattimento delle spese sono i punti salienti dell’accordo sollecitati da Cgil Cisl e Uil, insieme alla salvaguardia delle posizioni individuali maturate dai lavoratori già iscritti a Sirio e Perseo e ad un maggiore sforzo in termini di sensibilizzazione e pubblicità: “L’adesione è fondamentale per tutti ed in particolare per i giovani. Il rapporto fra la pensione e l’ultima retribuzione tenderà, infatti, a diminuire dall’80% circa di oggi fino al 50-60%. Ciò significa che senza la previdenza complementare lo standard di vita di persone e famiglie, già messo a dura prova dalla crisi, potrebbe risultare compromesso”, spiegano i sindacati. “Questa è dunque un’opportunità importante per assicurare ai dipendenti pubblici un reddito adeguato anche dopo l’uscita dal lavoro, in analogia con il mondo del lavoro privato. Opportunità che sarà resa ancora più concreta, grazie ad una struttura del fondo più forte e più efficiente”.