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12.12.2013 – Outlet Italia – cronaca di un paese in (s)vendita

11.12.2013 outlet italia

Il video con l’intervento del Segretario Generale della UIL Pubblica Amministrazione Benedetto Attili nel corso dei lavori  del Convegno per la presentazione del rapporto di ricerca Uilpa – Eurispes “Outlet Italia – Cronaca di un Paese in (s)vendita.”


Nel corso del convegno, svoltosi ieri a Roma, hanno presentato i risultati della ricerca Benedetto Attili, Segretario Generale della Uil Pubblica Amministrazione e Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes. Ne hanno discusso Stefano Fassina, Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Gianni Alemanno, Prima l’Italia,  Carmelo Barbagallo, Segretario Organizzativo Confederale UIL, Alberto Mattiacci, ordinario Economia e Risorse delle Imprese “La Sapienza”. Ha moderato l’incontro Eugenio Occorsio, la Repubblica – Affari e Finanza.

Si tratta della storia di molti marchi d’eccellenza nati in Italia, ma che di italiano oggi hanno ben poco. Venduti, ricomprati, spesso passati da una proprietà all’altra, da un paese all’altro. Lo studio sulla vendita di aziende simbolo del Made in Italy, che Uil Pubblica Amministrazione ed Eurispes hanno deciso di realizzare, consapevoli della criticità del momento storico nel quale viviamo, è nato dall’esigenza di stimolare l’attenzione e la riflessione del sistema politico e istituzionale su un tema forse per troppo tempo trascurato ma che sarà decisivo per il futuro stesso del nostro Paese.

Sono state identificate quelle aziende fondate in Italia, simbolo della nostra migliore produzione artigianale e che hanno vissuto momenti di successo e di crisi, fino a cambiare proprietà e bandiera. Un database che raccoglie una selezione di 130 importanti marchi che soprattutto negli ultimi 20 anni per motivazioni differenti hanno registrato cambiamenti nella proprietà.

“All’interno di un sistema finanziario sempre più immateriale e senza patria – ha sottolineato Benedetto Attili, Segretario Generale della Uil Pubblica Amministrazione – diventa ancora più arduo ricostruire l’origine e i percorsi dei capitali impiegati così come dei vari interessi a essi riconducibili. È certo però che questi interessi, il più delle volte, non corrispondano a vere vocazioni imprenditoriali, ma siano organizzati secondo la logica del massimo profitto. La svendita della nostra rete produttiva quindi ci impoverisce sia dal lato economico – poiché siamo costretti giocoforza a vendere a un prezzo inferiore rispetto a quello reale – sia per la perdita di asset immateriali, a volte di difficile quantificazione economica, perché vengono meno la tradizione, l’esperienza e la storia insita in ciascuna delle aziende di cui ci priviamo. In questo senso, va ricordato che la nostra imprenditoria è fatta di imprese, costruite nel corso degli anni esaltando il concetto di qualità. Non solo. Accanto a questi problemi non si può tacere sulla condizione nella quale versano migliaia di lavoratori che si ritrovano in cassa integrazione e, probabilmente invano, attendono la possibilità di un reintegro a ogni nuovo cambio di proprietà. E neanche è più possibile sottacere il dramma di quanti si sono trovati improvvisamente senza lavoro e senza alcuna tutela.”

“Sempre sul versante dell’occupazione” – ha aggiunto Benedetto Attili –, “quello che può accadere è purtroppo che, rilevata un’azienda che prima produceva in Italia, si trovi più conveniente delocalizzare la produzione in paesi con minor costo del lavoro, meno barriere burocratiche, ma anche normative assai diverse dalla nostra sia sul piano della sicurezza sul lavoro sia su quello della tutela della salute dei consumatori. Le conseguenze di ciò sono ben note: perdita di posti di lavoro, di personale specializzato e, inevitabilmente, abbandono degli standard di qualità del prodotto”.

Infine, il Segretario Generale della UIL Pubblica amministrazione ha sottolineato “l’importanza del ruolo del lavoro pubblico nei processi economici del nostro Paese e come, proprio in relazione a tale imprescindibilità, la ripresa economica debba essere sostenuta da un’amministrazione pubblica efficiente ed efficace” ed ha concluso soffermandosi “sull’assoluta ed improcrastinabile necessità dell’azzeramento totale della riforma Brunetta, che di fatto ha sortito effetti devastanti sulla funzionalità delle amministrazioni pubbliche, per un ritorno a standard di efficacia e di efficienza degni dell’illustre passato di questo Paese”.

 

 

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