Il motore della macchina occupazionale è nuovamente in affanno. I dati congiunturali di novembre dell’anno appena trascorso evidenziano un calo dell’occupazione che riguarda unicamente la componente femminile con un gap di genere di 18,2 punti percentuali a favore degli uomini.
Altro dato negativo è l’aumento degli inattivi, con le donne che assorbono il 63,1% della platea e, seppur non esplicitato nel report mensile dell’Istat, sappiamo fin troppo bene quali sono le ragioni che, volenti o nolenti, emarginano le donne a uno stato di “non inclusione” nel mercato del lavoro. Arretramento anche sul fronte qualitativo dell’occupazione. Tornano ad aumentare, infatti, lavoratrici e lavoratori con forme contrattuali temporanee, a scapito di quella buona occupazione con contratti a tempo indeterminato che subisce una contrazione di 94 mila unità di lavoro.
Siamo oberati da dati che da più fonti lanciano continuamente allarmi sull’aumento della povertà, sulla crescita delle diseguaglianze sociali, sul rincaro dei prezzi dovuto all’alta inflazione, sulla precarietà del nostro mercato del lavoro, sulla perdurante piaga del lavoro nero, sulla difficoltà delle donne e giovani, soprattutto del Mezzogiorno, a inserirsi nel modo del lavoro. A tutti questi problemi irrisolti devono essere trovate delle soluzioni che puntino al benessere generale, a cominciare dalla costruzione di un mondo del lavoro che guardi all’inclusione di tutte e tutti ed alla qualità del lavoro che si crea. La Uil chiede alla ministra Calderone di attivare celermente un tavolo su questo tema.